iPhone: semantica e nuove frontiere...

Piaccia o no, l’iPhone ha gettato le basi per una nuova concezione di smartphone, diventando rapidamente uno status symbol nella sua categoria e non solo. È ormai un “riferimento tecnologico” sotto ogni punto di vista.

La cultura dei telefoni cellulari è oggi molto radicata: un’intera generazione di adolescenti affida quotidianamente al proprio telefonino parte della propria vita. Hanno abbandonato orologi, radio sveglie, macchine fotografiche, lettori MP3, in qualche caso ignorandone perfino l’uso, in favore di una provvidenziale quanto inconsapevole convergenza tecnologica.

Questa situazione impedirà che l’iPhone vada a conquistare una delle classiche “equivalenze tecnologiche” che fanno la storia dell’informatica e dell’infomobilità. Cosa intendo dire? È facile: è sufficiente parlare con qualcuno che non sia un cosiddetto “smanettone”, ma un semplice utente neanche troppo smaliziato, per comprendere che la sua percezione della tecnologia si basa su alcune equivalenze semantiche. Ad esempio “computer = Windows”, oppure “MP3 = iPod” e così via.

Non parleremo mai usando l’equivalenza “cellulare = iPhone”, perché in fondo il “melafonino” ha fatto di meglio. Si è ritagliato una categoria a sé stante, non a caso ho già sentito domandare in un paio di occasioni: “hai un cellulare o l’iPhone”?

L’alto valore tecnologico del nostro gioiello è stato recentemente riconosciuto perfino da Japp de Hoop Scheffer, Segretario Generale della NATO, che in un recente discorso sulla situazione in Afghanistan ha dichiarato:

Oggi, metà del paese è relativamente in pace. L’accesso all’educazione è aumentata di dieci volte, così come l’accesso alla sanità. Ci stiamo preparando alla seconda elezione nazionale. […] L’Esercito Afghano e le forze di Polizia crescono e migliorano, lentamente ma costantemente. […] E quando ho visto un collega Afghano tirare fuori il suo iPhone a Kabul, mentre io stavo parlando con il mio cellulare vecchio di 5 anni, ho visto un altro segno di progresso.

Per l’utente comune l’iPhone è un passo in avanti. Sostituisce il cellulare e nello stesso tempo apre una finestra sul mondo: non esiste “social network” che non abbia il suo “client” per iPhone. E una rapida occhiata all’App Store fornirà un’immagine significativa di quanto l’iPhone possa raccogliere e soddisfare le esigenze di un bacino di utenza mastodontico.

E il fenomeno è in crescita: la Biblioteca Pubblica di Washington ha rilasciato da qualche giorno un’applicazione per iPhone che consente di consultare l’intero catalogo e prenotare il prestito di un libro; ProcessAway ha recentemente annunciato il prossimo rilascio di un’applicazione che consentirà di effettuare transazioni con la carta di credito attraverso l’iPhone.

Sono segni del fatto che molti provider di servizi (non necessariamente telematici) sono alla ricerca di uno “standard” e l’iPhone per ora è quanto di più vicino ci sia ad uno standard “de facto”.

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