Regno Unito, 2Mbps per tutti entro il 2012?

Come e meglio della Finlandia. Il Ministro per le Comunicazioni inglese ha promesso 2 Mbps di banda per tutti i cittadini in qualità di diritto garantito dal Servizio Universale. La promessa, però, è stata presto smorzata: non è un obbligo, ma una volontà
Come e meglio della Finlandia. Il Ministro per le Comunicazioni inglese ha promesso 2 Mbps di banda per tutti i cittadini in qualità di diritto garantito dal Servizio Universale. La promessa, però, è stata presto smorzata: non è un obbligo, ma una volontà

Come e meglio della Finlandia. Sebbene nel Regno Unito le promesse non siano state formulate con gli stessi crismi adottati in Finlandia, le parole di un ministro non possono che essere considerate per quello che valgono: anche oltre la Manica si intende comprendere la Banda Larga all’interno dei servizi garantiti dal Servizio Universale. Con un numero a sancire i primi, ovvi, paragoni: i cittadini inglesi avranno a disposizione 2Mbps entro il 2012.

L’indicazione della banda come vero e proprio diritto giunge dal Ministro per le Comunicazioni Stephen Timms. Dichiarazione di per sé clamorosa, e per questo motivo rapidamente smorzata. Dopo le parole di Timms, infatti, sono in molti ad intervenire per limare quella che poteva sembrare una promessa del Governo. Più che una assicurazione, alla fin fine, l’indicazione sembra essere una “volontà”, un indirizzo che le istituzioni intendono dare al mercato per pretendere una condizione considerata fondamentale.

Timms ha espresso le proprie considerazioni sulla base di un livello minimo qualitativo che ogni utente dovrebbe avere a disposizione quando accede alla Rete. Nel Regno Unito si è indicata da tempo la necessità di raggiungere l’obiettivo con nuovi investimenti ottenibili mediante una sorta di tassa sulle connessioni che dovrebbe andare a finanziare i futuri interventi sulla Rete. Anche da questo punto di vista, però, il Governo dovrà dire la propria poiché il rischio è quello per cui gli operatori scarichino direttamente sugli utenti il costo della tassa aggiuntiva (l’ipotesi in auge è quella di un’esclusione dall’onere per gli utenti non raggiunti dal servizio).

Quel che manca, ora, è una conferma. La confusione creata dalle dichiarazioni, infatti, è ampia. La differenza tra una “volontà” ed una “imposizione” è grande, e solo una maggior chiarezza da parte delle istituzioni nei prossimi giorni potrà sancire l’esatta dimensione delle parole del Ministro Timms. Il Regno Unito, in ogni caso, sembra aver chiara la strada da seguire ed alcune raccomandazioni hanno reso evidente il grado di maturità di un sistema istituzionale che, nel momento in cui pensa a nuove scommesse in salsa “www”, palesa anche la volontà di regole e principi maggiormente definiti.

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