Facebook: e privacy fu

Mark Zuckerberg si è presentato di persona sul blog di Facebook per presentare agli utenti il nuovo modello di gestione della privacy sul social network. Zuckerberg raccomanda massima apertura, ma promette altresì massimo potere discrezionale agli utenti
Mark Zuckerberg si è presentato di persona sul blog di Facebook per presentare agli utenti il nuovo modello di gestione della privacy sul social network. Zuckerberg raccomanda massima apertura, ma promette altresì massimo potere discrezionale agli utenti

Facebook ha introdotto un nuovo schema di controllo delle informazioni personali, un sistema tale per cui ogni utente avrà ora maggior controllo sul proprio profilo e maggior consapevolezza sul quantitativo e sulla tipologia di dettagli condivisi sul social network. Mark Zuckerberg sa che il momento è cruciale: Facebook è al centro delle critiche per una serie di problemi emersi nelle settimane scorse ed al danno di immagine si sono aggiunte le minacce informali della Commissione Europea.

Zuckerberg, quindi, si presenta in prima persona sul blog del gruppo e mette direttamente la propria faccia in un video per firmare le scelte e l’impegno del gruppo nei confronti degli utenti. Una assunzione di responsabilità dovuta e meritevole con cui iniziare un nuovo rapporto con gli utenti ed una nuova era sul network più popolato al mondo

La strada scelta da Facebook è verso una semplificazione nei controlli delle impostazioni, così che ogni utente possa facilmente gestire il proprio profilo e l’apertura dello stesso. Ad ogni passaggio Zuckerberg raccomanda massima apertura agli utenti perchè una rete basata sull’interscambio è destinata a perdere valore ogni qualvolta un utente chiuda un accesso o nasconda una informazione. Ma oltre il consiglio, v’è la libertà: ognuno può scegliere per sé come in passato, ma con un sistema molto meno articolato e con una comprensione molto più semplice del modo in cui le informazioni sono gestite.

Punto primo: «abbiamo messo a punto un semplice controllo per impostare chi può vedere i contenuti immessi». Zuckerberg sostiene che ora con un paio di click sia possibile scegliere tra 3 opzioni: una condivisione totale ed aperta dei contenuti, una condivisione limitata ad una sfera comprensiva degli amici degli amici o una condivisione chiusa ai propri amici (rimane però la possibilità di una impostazione “granulare” e più specifica che individua il tipo di condivisione contenuto per contenuto). La scelta odierna sarà perenne ed applicata ad ogni futura modifica sul network.

Controllo della privacy su Facebook

Controllo della privacy su Facebook

Secondo: «abbiamo ridotto l’ammontare delle informazioni che devono essere visibili a tutti ed abbiamo rimosso il modello della privacy basato sulle connessioni». Il sistema non terrà più in chiaro le connessioni conseguite (con pagine o con altri utenti) rendendo così effettivamente private le attività sul network. Il controllo di questo tipo di informazioni sarà disponibile tramite le Basic Directory Information e Facebook ricorda come la chiusura determini minori vantaggi relativi nell’uso del social network (che rete è se non vengono conseguite le proprie connessioni con gli altri elementi del sistema?).

Punto numero tre: «abbiamo reso più semplice il controllo delle applicazioni e dei siti web che possono accedere alle vostre informazioni. Molti di voi si divertono usando applicazioni o giocando, ma per quelli che non vogliono abbiamo aggiunto un facile modo per spegnere la piattaforma completamente. Ciò assicura che nessuna delle vostre informazioni venga condivisa con applicazioni o siti web».

Zuckerberg promette di rendere effettive queste modifiche a breve e conferma un approccio pragmatico al problema: nessuno è perfetto e nemmeno Facebook può esserlo, ma il gruppo spiega di voler fare del proprio meglio affinché il modello di tutela della privacy adottato possa essere accettato, apprezzato ed approvato da quel mezzo miliardo di persone che ne anima le attività ogni giorno.

E privacy fu, insomma. O almeno, c’è un impegno formale che andrà ora analizzato per capire se tra le maglie delle connessioni sul network possano ancora nascondersi insidiose zone d’ombra.

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