Il pentagono dice sì ai social network

D’ora in avanti i soldati sul fronte in Irak, in Afghanistan, si sentiranno meno soli. La notizia di questi giorni è che il Pentagono ha finalmente detto sì all’uso dei social network.

Sembra finito l’atteggiamento chiuso dei vertici militari verso queste piattaforme Web. Dopo anni di dibattiti, arriva un nuovo verdetto: il rischio di violazione del segreto è molto ridotto, mentre i benefici sono più alti.

Siccome però dalle parti di Washington non lasciano nulla al caso, a questa apertura storica sì è accompagnata una guida molto dettagliata, che senza impedire l’uso di Facebook o di Twitter, ne raccomanda l’utilizzo responsabile.

Tra le prescrizioni, troviamo quella di non diffondere informazioni riservate, distinguere sempre tra comunicazioni private e pubbliche, non dare confidenza agli sconosciuti, e naturalmente esigere e rispettare la politica di privacy del gestore del social.

Questo passaggio chiude un capitolo difficile per la politica americana del dopo 11 settembre. Anche se il documento presenta ancora delle contraddizioni fra dipendenti dei dipartimenti e soldati sul fronte, che probabilmente si risolveranno in seguito con un’ancora maggiore apertura. Ma rispetto al passato, è una svolta.

Un interessante articolo di CNet.news fa comunque notare come da tempo l’atteggiamento della Casa Bianca sia cambiato, tanto che il Dipartimento di Stato ha i suoi account sui più noti social network.

D’altra parte la logica è semplice: esserci dove sono i nemici. E la spiega bene il tenente colonnello Michelle Barrett, dell’Ufficio della Difesa:

I nemici degli Stati Uniti stanno usando i social media per la loro propaganda, e i militari devono poter reagire. I social media danno ai soldati americani l’opportunità e la capacità di raccontare la loro storia e al tempo stesso minano la credibilità dei nemici e la possibilità di distorcere la verità.

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