Apple: 74 miliardi di dollari fuori dagli Stati Uniti

Fiumi di liquidità per Apple anche fuori dagli Stati Uniti: Moody's accerta un bacino di oltre 74 miliardi di dollari.
Fiumi di liquidità per Apple anche fuori dagli Stati Uniti: Moody's accerta un bacino di oltre 74 miliardi di dollari.

Un recente rapporto, pubblicato dalla banca d’investimento Moody’s, certifica come Apple sia in testa alle compagnie statunitensi che detengono una riserva di denaro fuori dagli States. La liquidità “estera” di Cupertino< ammonta a ben 74 miliardi di dollari, per un ulteriore incremento dai 64 miliardi di dicembre e dai 35 registrati alla fine del 2010.

Apple è il leader assoluto di questa speciale classifica che sarebbe comunque in crescita anche senza l’apporto della mela morsicata. In quel caso si registrerebbe infatti un incremento del 15% rispetto lo stesso periodo preso in considerazione l’anno precedente, ma è proprio il colosso di Cupertino a far innalzare questa percentuale addirittura al 31%. In totale, le società tecnologiche degli Stati Uniti vantano una riserva di denaro oltreoceano di 227.5 miliardi di dollari, una grossa fetta del quantitativo complessivo con altre tipologie di società che arriva a 457 miliardi di dollari.

In seconda posizione nella statistica ricavata dai documenti depositati presso la U.S. Securities and Exchange Commission e le stime della banca Moody’s si trova Microsoft, con 50 miliardi di liquidità depositate fuori dagli Stati Uniti. A seguire, Cisco, con 42.3 miliardi di dollari, mentre Oracle e Qualcomm chiudono rispettivamente le prime cinque posizioni con 25.1 miliardi e 16.5 miliardi di dollari.

La lista comprende esclusivamente società che posseggono liquidità superiori ai 2 miliardi di dollari, e della stessa emerge come le realtà specializzate nell’industria tecnologica, classificatesi in top ten, rappresentino oltre l’83% di tutta il denaro del settore conservato oltreoceano. Solo cinque anni fa la percentuale era pari al 74%. Dopo la diffusione della notizia, le azioni Apple sono cresciute dell’1.2% con uno scambio a 7,36 dollari per titolo.

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