Hitachi, lo storage eterno sarà in vetro

Hitachi sta studiando supporti di storage in vetro: la promessa è una durata di 100 milioni di anni e la capacità di resistere ad agenti esterni.
Hitachi sta studiando supporti di storage in vetro: la promessa è una durata di 100 milioni di anni e la capacità di resistere ad agenti esterni.

Il settore dello storage di dati ha compiuto passi da giganti negli ultimi anni, permettendo sia di abbattere i costi che di incrementare la velocità e la durata dei dispositivi per l’archiviazione digitale. Hitachi vuole tuttavia portare l’intero settore verso un vero e proprio nuovo scenario: l’azienda di origini giapponesi sta infatti studiando un sistema basto sul vetro per il salvataggio di informazioni in formato digitale, promettendo tempi di archiviazione decisamente più lunghi rispetto a quelli garantiti dagli attuali supporti uniti ad una maggiore resistenza agli agenti esterni.

Nei laboratori del gruppo è stata infatti dimostrata la possibilità di utilizzare il vetro di quarzo per immagazzinare bit, rendendo di fatti possibile lo storage su vetro così come se fosse un tradizionale disco magnetico. Ciascun bit viene in questo modo rappresentato da un forellino nel vetro, con gli attuali prototipi che presentano fino a quattro strati di fori per incrementare la densità di informazioni che è possibile immagazzinare, attualmente ferma a 40 MB ogni 6,5 centimetri quadri: da tale punto di vista, insomma, i supporti in vetro sarebbero paragonabili agli attuali CD.

Il principale vantaggio di una simile soluzione risiede tuttavia nella loro robustezza: secondo Hitachi, infatti, vi sarebbe la possibilità di archiviare dati per oltre 100 milioni di anni, senza che questi ultimi presentino alcun segno di degradamento. Inoltre, alcuni test hanno dimostrato la resistenza di tale materiale alle onde radio così come ad una sorgente di calore in grado di dar luogo ad una temperatura di circa 1000 gradi Celsius per oltre due ore. I supporti in vetro sarebbero quindi altamente resistente ed alcuni ricercatori sono pronti a scommettere sulla possibilità di recuperare le informazioni archiviate in dispositivi in vetro fortemente danneggiati.

Al momento nei laboratori della società giapponese sono in fase di studio alcuni miglioramenti da apportare alla tecnologia in questione, la quale sembra esser destinata a compiere il proprio debutto sul mercato non prima del 2015. È verosimile inoltre che le prime applicazioni potrebbero riguardare ambiti militari o governativi, rendendo tale tecnologia appannaggio esclusivo di alcune istituzioni in una prima fase, rendendola poi accessibile al pubblico soltanto in seguito.

Il deperimento dei supporti (unitamente alla scarsa longevità dei formati) è uno dei problemi che attanaglia il mondo del computing. Nell’era in cui tutta l’informazione viene convertita al digitale e conservata in questa forma, la durata dei supporti diventa questione fondamentale poiché rappresenta il limite oltre cui l’archiviazione non è in grado di andare. I limiti sono il più delle volte fisici, legati strettamente alla natura del supporto. L’ideazione di soluzioni di storage di lunga durata potrebbe cambiare le carte in tavola ed evitare che proprio la carta torni ad essere rimpianta per l’egregio ruolo svolto nei secoli per tramandare informazioni, arte, nozioni ed esperienze.

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