Jonathan Ive spiega i nomi dei prodotti Apple

Jonathan Ive spiega come il design venga battezzato in quel di Apple, per evitare che le parole indirizzino su percorsi creativi troppo ristretti.
Jonathan Ive spiega come il design venga battezzato in quel di Apple, per evitare che le parole indirizzino su percorsi creativi troppo ristretti.

Perché gli smartphone di Cupertino sono chiamati iPhone? E perché i tablet si chiamano iPad, mentre i computer si chiamano Mac? La risposta a questa domanda proviene in gran parte dalla storia di Apple, sebbene le reali strategie dell’azienda non siano ovviamente rivelate al pubblico. Jonathan Ive, tuttavia, ha aperto un piccolo scorcio su quale sia il processo creativo che porta al battesimo ufficiale del design dei prodotti targati mela morsicata.

Ive è stato di recente protagonista di un’intervista per BBC Children, a cui si è prestato simpaticamente. L’emittente ha voluto premiare il designer con il riconoscimento “Inspiration for Children” e, così, le telecamere del network inglese hanno avuto accesso agli headquarter di Cupertino per capire come Ive lavori.

Durante l’intervista, il giornalista Tom Davenport ha chiesto di spiegare agli spettatori come si trovi il nome perfetto per una lunchbox, il tipico cestino delle merende per bambini, così da capire quale sia il processo creativo che normalmente caratterizza Apple. Questa la risposta del designer:

«Se stessimo pensando a una “lunchbox”, staremmo molto attenti ad evitare che la parola “box” (scatola) indirizzi su delle idee abbastanza ristrette. Se si pensa a una scatola, la si immagina quadrata, si immagina un cubo. E quindi siamo molto attenti alle parole che utilizziamo, perché determineranno il percorso che si dovrà seguire.»

Certo, il lettore potrà dissentire nel rilevare come il termine iPhone si riferisca a un telefono e iPad a un tavoletta multimediale, due esempi che non si discostano molto dal dualismo “scatola-cubo”. Bisogna fare però una distinzione: qui non si parla di prodotti finali, ma di definizione del loro design. In questo senso, evitare di utilizzare parole che possano connotare troppo la forma, indirizzando così il progetto su un percorso ben definito, si rileva un’idea intelligente: la connotazione linguistica rischia di rendere invisibili altre strade ben più appassionanti da esplorare.

Di seguito l’estratto dell’intervista a Jonathan Ive, con una piccola nota spiritosa: si presti attenzione alla passione maniacale, con tanto di braccia gesticolanti, nello spiegare un concetto così semplice ai bambini. Un fatto, quello di prendersi forse troppo sul serio, che la Rete ha spesso ironicamente contestato al padre di quasi tutti i prodotti di punta di Cupertino.

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