Liberator, la pistola che si stampa in casa

I file del progetto circolano sulle reti P2P, nonostante il Dipartimento di Stato USA abbia ottenuto la loro rimozione dal sito del produttore.
I file del progetto circolano sulle reti P2P, nonostante il Dipartimento di Stato USA abbia ottenuto la loro rimozione dal sito del produttore.

Le attuali stampanti 3D permettono di realizzare diversi tipi di oggetti, utilizzando solo plastica e le istruzioni incluse in un file. Pochi giorni fa, Defence Distribuited ha annunciato la creazione della prima pistola al mondo interamente in plastica. Liberator, questo il suo nome, è composta da 16 pezzi, 15 dei quali forgiati con una stampante 3D (una Stratasys da 8.000 dollari circa). Solo un pezzo è di metallo (il percussore), mentre un blocco in acciaio è stato inserito per consentire ai metal detector di rilevare la pistola. I file sono stati scaricati oltre 100.000 volte e ormai sono già diffusi sui principali siti P2P, nonostante il Dipartimento di Stato USA abbia chiesto e ottenuto la rimozione del progetto dal sito Defcad.org.

La pistola Liberator, come dimostra il video pubblicato in fondo all’articolo, funziona senza problemi con proiettili calibro .380 (veri, non in plastica). Defence Distribuited, organizzazione fondata nel 2012 dal crypto-anarchico Cody Wilson, progetta le cosiddette wiki weapon, armi che possono essere “scaricate” da Internet e stampate con una stampante 3D. Chiunque potrebbe quindi costruire una pistola open source in casa. Wilson ha però ricevuto dall’Office of Defense Trade Controls Compliance del governo degli Stati Uniti una lettera, con la quale viene chiesta la rimozione di alcuni file sul sito Defcad.org, tra cui appunto quello relativo alla Liberator.

Il fondatore dell’organizzazione ha eseguito l’ordine, ma per adesso non c’è nessuna accusa formale. Il Dipartimento di Stato dovrà infatti valutare se la distribuzione dei file in questione ricade sotto la International Traffic in Arms Regulations (ITAR), una legge che vieta l’esportazione di articoli da difesa senza la necessaria autorizzazione. Lo scopo è impedire il traffico di armi verso i paesi (Cina, Cuba, ecc.) inseriti in una speciale blacklist .

I file in questione sono stati subito rimossi dal sito ma, trattandosi di un progetto digitale, è praticamente impossibile bloccare la sua diffusione su Internet. Infatti, i blueprint della Liberator circolano liberamente sulle reti P2P e sui siti di file sharing, tra cui The Pirate Bay e MEGA.

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