Tim Cook al Senato USA per i fondi Apple offshore

Tim Cook è stato convocato dal Senato USA per il prossimo martedì: dovrà spiegare se il denaro oltreoceano di Apple sia un modo per eludere le tasse.
Tim Cook è stato convocato dal Senato USA per il prossimo martedì: dovrà spiegare se il denaro oltreoceano di Apple sia un modo per eludere le tasse.

Tim Cook sarà interrogato dal Senato a stelle e strisce all’interno di un’indagine sulle pratiche offshore di alcune multinazionali statunitensi, Apple compresa. Con un bacino di oltre 83 miliardi di dollari oltreoceano, il CEO di Cupertino dovrà probabilmente spiegare perché la Mela decida di lasciare così tanti capitali all’estero, cercando di escludere l’ipotesi che si tratti di una strategia per eludere specifiche imposizioni fiscali.

Cook è stato convocato per la prossima settimana dalla commissione Homeland Security and Governmental Affairs, all’interno di un’intervento più ampio rivolto alle più grandi realtà produttive degli Stati Uniti. A darne la notizia è Politico:

«Il CEO di Apple Tim Cook è chiamato martedì a testimoniare alla Sottocommissione Permanente sulle Investigazioni. […] Apple è stata sotto accusa per le sue pratiche sulle tasse, la compagnia dispone di 100 miliardi di dollari in fondi offshore. […] L’udienza è parte di una continua analisi su come le compagnie trasferiscano i loro profitti offshore e su come questo influenzi la tassazione. Rappresentanti di Microsoft e Hewlett-Packard hanno testimoniato a settembre 2012 in un’udienza sullo stesso argomento.»

Quella del trasferimento di fondi all’estero è una pratica decisamente diffusa per le multinazionali a stelle e strisce e non solo. In genere, i fondi vengono prima inviati oltreoceano a paesi europei con tassazioni agevolate – si pensi a Olanda e Lussemburgo – e da qui passano poi a veri e propri paradisi fiscali, come alcune zone dei Caraibi. La pratica al momento non è illegale e sono tantissime le aziende che la sfruttano per evitare il pagamento di ingenti tasse nei paesi d’origine. Con questo ingegnoso sistema, le multinazionali riescono ad abbassare notevolmente gli oneri fiscali rispetto a quanto effettivamente guadagnato, con una percentuale in tasse praticamente inferiore del 5% di tutti i guadagni proprio per la presenza di ingenti somme di denaro all’estero.

Da tempo si parla anche delle modalità con cui fare rientrare questi capitali in patria e, a quanto pare, si starebbe pensando a una forma di tassazione agevolata affinché le società siano invogliate al trasferimento. È molto probabile, infine, che i dettagli sulle usanze Apple non verranno rivelate al pubblico dopo l’udienza, ma se ne saprà comunque di più il prossimo martedì.

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