Twitter, dai cinguettii alla borsa

Twitter vuole quotarsi in borsa. E lo annuncia, ovviamente, con un tweet:

Nulla di nuovo, nulla di inatteso: da mesi ormai si sprecano le speculazioni su un possibile sbarco sul mercato azionario del social network, ma ora la documentazione è stata presentata alla SEC e la mossa ha tutti i crismi dell’ufficialità.

Il percorso prevede ora l’analisi della documentazione da parte della Securities and Exchange Commission e la definizione di un prezzo di approdo al mercato, base di partenza sulla quale potranno applicarsi in seguito utenti ed investitori. Soltanto pochi mesi prima il numero uno dei social network, Facebook, ha compiuto una mossa similare sbarcando al Nasdaq con una quotazione pari a 38 dollari che soltanto dopo molto tempo è stata recuperata: il potenziale si era presto sgonfiato e ci è voluto tempo prima che i primi acquirenti potessero tranquillizzare il proprio portafoglio.

Il caso di Twitter ha natura completamente differente: il social network vive una realtà propria, sempre all’ombra di Facebook, lottando contro la dicotomia dettata da un alto numero di lettori ed un basso numero di contribuenti all’aggiunta di contenuti. Lo star system ha spesso sfruttato il network divenendo testimonial primo dei cinguettii, ma al tempo stesso la community non è mai andata troppo oltre i 200 milioni di utenti circa (Facebook supera il miliardo di utenti attivi).

L’IPO è lo strumento che un gruppo come Twitter può sfruttare per rastrellare fondi con i quali investire su nuove attività e nuova crescita: trattasi dunque di un passaggio fondamentale per la storia del network, il tutto in un momento in cui (tra hashtag ed altre novità) Facebook sembra aver lanciato il definitivo attacco verso la monopolizzazione del settore. Soltanto negli ultimi giorni il gruppo ha firmato un assegno da 350 milioni di dollari per l’acquisto di MoPub, strumento utile ad accelerare sul fronte pubblicitario per arrivare all’IPO con credenzialità ancora più concrete.

Il nome di Twitter è stato spesso ben più ingombrante del suo volume reale, ma tutto ciò ha nel tempo costruito una realtà che (sulla scia della Primavera Araba e di grandi notizie urlate in diretta a 140 caratteri) oggi ha le potenzialità per scalare il mercato azionario e presentarsi a Wall Street alla ricerca di una capitalizzazione miliardaria.

Documenti consegnati, ora inizia l’attesa. E negli uffici Twitter, nel frattempo, “si torna a lavorare”:

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