Device Android: quasi tutti barano nei benchmark

Non sarebbe solo Samsung a falsificare i test di benchmark dei propri dispositivi, ma quasi tutti i produttori di device Android. Lo rivela AnandTech.
Non sarebbe solo Samsung a falsificare i test di benchmark dei propri dispositivi, ma quasi tutti i produttori di device Android. Lo rivela AnandTech.

Samsung è stata appena scoperta a falsare i risultati dei test di benchmark del Galaxy Note 3, ma non è l’unica azienda del panorama Android a farlo. Attraverso un’approfondita analisi compiuta da AnandTech si apprende infatti come questa sia una pratica molto diffusa tra i produttori OEM, i quali implementano un sistema di ottimizzazione software per spingere al massimo le performance della CPU durante questi test. Lo farebbero tutti tranne Apple, Google e Motorola.

Secondo il report, i dispositivi di tutti i principali OEM Android – con poche eccezioni – sono ottimizzati per fornire migliori risultati nei principali test di benchmark; questo comporta che, ogni volta che sono in esecuzione nei test alcuni determinati parametri di riferimento, la CPU del device raggiunge la massima velocità, così da aumentare appositamente i punteggi. Alcuni produttori sembrano applicare tattiche simili anche alla GPU.

Se finora tale pratica era stata scoperta solo sugli smartphone targati Samsung (Galaxy S4 prima e Galaxy Note 3 dopo), anche altre aziende leader del settore starebbero adottando il medesimo trucchetto. In particolare, ASUS, HTC e LG avrebbero implementato l’ottimizzazione su almeno un dispositivo proprietario di punta. Di seguito una tabella esplicativa che mostra tutti i tipi di benchmark eseguiti su vari dispositivi: la lettera “Y” indica che il prodotto è stato ottimizzato per aumentare le performance proprio durante tali test, mentre la lettera “N” segnala che ci si trova davanti a un prodotto senza ottimizzazioni.

Tabella degli smartphone Android con benchmark falsati e non

Tabella degli smartphone Android con benchmark falsati e non

Ci sono dunque alcuni device che non eludono i test di benchmark – ovvero il Motorola Razr i, Moto X, Nexus 4, Nexus 7 e Nvidia Shield – ma la maggioranza invece lo fa, e alcuni prodotti sono stati più ottimizzati degli altri. Ad esempio, LG G2 e ASUS PadFone Infinity raggiungono i maggiori punteggi quando vengono analizzati soprattutto con AnTuTu e Vellamo, mentre la “cheating mode” sul Galaxy Note 3 è attiva su sei dei sette benchmark più popolari.

La procedura di ottimizzazione non dipende dal produttore del SoC (Qualcomm, Intel o Samsung a seconda del dispositivo) ma unicamente dai produttori OEM. Peccato che i potenziali benefici derivanti dalle ottimizzazioni sono minimi: «la parte più divertente di tutto ciò è che stiamo ancora parlando di guadagni piccoli in termini di prestazioni. L’impatto sui nostri test di CPU è dello 0-5%, e in alcuni casi minore del 10% sui benchmark delle GPU. Chiaramente è inutile sottolineare che sarebbe meno doloroso per gli OEM dire stop a queste assurdità e chiedere invece migliori performance ed efficienza ai loro produttori di chipset», conclude AnandTech.

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