Galaxy Note 3, le ROM invalidano la garanzia

La suite Samsung KNOX rileva l'installazione delle ROM custom e impedisce il reset del contatore che indica la manomissione del phablet.
La suite Samsung KNOX rileva l'installazione delle ROM custom e impedisce il reset del contatore che indica la manomissione del phablet.

Il Samsung Galaxy Note 3 torna nuovamente al centro delle discussioni, dopo la scoperta del blocco regionale che impedisce l’uso di una SIM diversa da quelle vendute dagli operatori telefonici europei. Questa volta la “funzionalità nascosta” interessa un numero ristretto di utenti, ma la decisione del produttore coreano è quantomeno discutibile. Il nuovo phablet impedisce l’installazione di una ROM custom, in quanto ogni modifica software invaliderà la garanzia.

Gli utenti esperti sanno che le operazioni di rooting e flashing attivano un contatore interno allo smartphone che viene incrementato ad ogni installazione di ROM. Se il dispositivo viene portato in assistenza, i tecnici controllano questo valore e, nel caso in cui risulti diverso da zero, non effettuano la riparazione in garanzia. Ripristinando però la ROM originale, si può resettare il contatore. Lo stesso risultato si ottiene con il tool TriangleAway sviluppato da Chainfire, lo stesso esperto che ha realizzato l’app RegionLock Away. Ebbene, questa operazione non funziona sul Samsung Galaxy Note 3.

Sul nuovo phablet e su altri device di fascia alta è installata Samsung KNOX, una suite che permette di creare un ambiente separato e sicuro in cui eseguire le applicazioni aziendali. Il software però protegge anche il dispositivo da eventuali manomissioni. KNOX utilizza una tecnologia denominata eFuse che riprogramma in tempo reale la ROM, anche se il chip è read-only. Quando l’utente installa un firmware alternativo, eFuse scrive sul chip il nuovo valore del contatore in modo permanente. Il chip non è accessibile, per cui il tool TriangleAway non può resettare il counter. Il servizio di assistenza negherà quindi la riparazione in garanzia, dato che il phablet è stato “danneggiato” dall’utente.

Chainfire ritiene possibile sviluppare un tool per il reset, ma le probabilità di successo sono molto basse. Quindi, per il momento, è meglio evitare esperimenti con il proprio costoso giocattolo.

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