Destinazione Italia è legge

Il piano Destinazione Italia è legge. Gli articoli 5 e 6 riguardano la digitalizzazione, i mini bond per le imprese, e i visti per le startup straniere.
Il piano Destinazione Italia è legge. Gli articoli 5 e 6 riguardano la digitalizzazione, i mini bond per le imprese, e i visti per le startup straniere.

Destinazione Italia è diventato legge dello stato. Il complesso quadro di norme uscite con decreto lo scorso dicembre è stato approvato ieri sera in Senato, dove era arrivato quasi “blindato” dopo la faticosa discussione nelle commissioni e il voto alla Camera. Al suo interno, molti elementi che riguardano le imprese innovative e il digitale in Italia.

Il piano Destinazione Italia è un lavoro che ha coinvolto sia il Ministero dello Sviluppo che la Farnesina per aumentare l’attrattiva del paese rispetto alle imprese straniere – startup comprese – e per migliorare la competitività di quelle nazionali rispetto al mercato globale. Dato però che il decreto conteneva molte cose che avevano una natura diversa, è diventato presto oggetto nelle scorse settimane di emendamenti che sono andati molto oltre le intenzioni dei loro autori. Emblematica la discussione sulla webtax, oppure gli emendamenti bocciati che volevano ampliare i crediti di imposta o il sostegno alle startup.

Alla fine però ieri si è arrivati alla conclusione, quando l’assemblea ha approvato definitivamente il ddl n. 1299 di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 dicembre 2013, n.145, recante interventi per l’internazionalizzazione, lo sviluppo e la digitalizzazione delle imprese. Il cuore digitale di Destinazione Italia sono l’articolo 5, intitolato Misure per favorire l’internazionalizzazione delle imprese ed in materia di facilitazione dell’ingresso e del soggiorno in Italia per startup innovative, ricerca e studio e l’articolo 6 intitolato Misure per favorire la digitalizzazione e la connettività delle piccole e medie imprese.

Reti e scavi

La legge prevede diverse cose in merito agli scavi, tutte afferenti a quanto già stabilito in precedenti decreti, ma che snelliscono la burocrazia, con l’istanza unica. Sulla difussione della banda larga e ultralarga si stimola l’adozione di tecniche innovative di scavo «che non richiedono il ripristino del manto stradale». La parte sulle reti è stata oggetto anche dell’emendamento tripartisan sul Catasto delle reti, in capo ad Agcom.

Incentivi per le PMI

Destinazione Italia ha anche confermato quanto previsto nel decreto di dicembre: voucher fino a 30 mila euro per le piccole e media imprese da spendere in digitalizzazione, e una detrazione del 65% delle spese per la banda larga fino a 20 mila euro. Sono stanziati anche 100 milioni di euro per le Pmi che acquistano software, hardware o servizi che consentano il miglioramento dell’efficienza aziendale, lo sviluppo di soluzioni di e-commerce. Questi voucher possono finanziare anche la formazione qualificata nel campo ICT. Destinazione Italia, inoltre, ha incorporato anche dal Decreto del Fare tutto quanto stabilito a proposito del wi-fi libero con accesso pubblico senza identificazione.

slide digit destinazione italia

Il commento di Stefano Firpo


Stefano Firpo, a capo della segretaria tecnica del MISE, una delle menti dietro le norme sulle startup nella legge 221 del 2012 e dietro anche Destinazione Italia, ha incassato con soddisfazione questo voto. Ci sono almeno due elementi nella legge che stanno particolarmente a cuore a Firpo e che rappresentano anche il lato più finanziario e startupparo del piano: i mini bond e i visti per le startup.

Cominciamo coi mini bond: di cosa si tratta?

I mini bond sono emissioni di azioni di piccole e medie imprese non quotate, che aiutano a sostenere il debito dell’impresa in una logica che non veda come unica risorsa la banca. Non si tratta quindi di equity, che è un’altra cosa, ma di un tentativo concorrenziale di intervenire sul sostegno alle imprese. In precedenza c’era un sistema fiscale punitivo, per cui non riuscivano a dedurre fiscalmente gli interessi su questo indebitamento come su quello bancario.

In altri termini, le azioni circolano tra investitori professionali e il bacino è quello delle PMI più avanzate…

Ovviamente non riguarda la casalinga di Voghera e neppure tutte le imprese. Il bacino varia da cinquemila a diecimila aziende. I mini bond sono pensati per sostenere il 4° capitalismo, quelle aziende che trainano il settore. Però dò un numero: ad oggi sono stati raccolti 6 miliardi di euro.

Questo perché i bond erano già possibili: Destinazione Italia cosa fa?

Prima avevamo dei medio-bond, Destinazione Italia si concentra sulle piccole imprese, da qui i mini-bond.

Le startup visa sono un suo cavallo di battaglia: di cosa si tratta?

La normativa italiana sull’ingresso di lavoro qualificato aveva accolto alcune norme comunitarie in modo più restrittivo, aggiugendo vincoli assurdi che complicavano la vita a chi avesse voluto trasferire un’impresa in Italia. Con piccole modifiche relative al decreto sui flussi delle quote lavoro abbiamo semplificato tutto il processo. Non solo non si saranno più problemi burocratici sui titoli di studio, ma tutto il meccanismo è più veloce.

Se uno startupper straniero fosse interessato a venire in Italia, quindi, cosa deve fare?

Destinazione Italia e gli interventi a livello amministrativo che stiamo approntando cambiano e semplificano le cose. Ad esempio, lo Stato dirà: “Se un incubatore certificato ti ospita e dice che è tutto ok, va bene anche per me”. I visti riguardano anche l’eventuale interesse di uno startupper straniero per investire in una startup già esistente in Italia.

Leggo che in giugno è previsto un sito web del MISE che «rende pubblico il bilancio annuale del Fondo per la promozione degli scambi e l’internazionalizzazione delle imprese».

Il sito consentirà un approccio molto veloce e semplice per la richiesta, l’assegnazione e la gestione dei visti per startupper stranieri.

Un commento generale: Destinazione Italia è legge, ma che fatica. Perché?

Sarò franco: questo è uno dei provvedimenti migliori e più omogenei del governo uscente e degli ultimi anni. Nulla a che vedere cogli omnibus. Credo sia stato difficile approvarlo proprio perché era così buono. Si occupa con coerenza di digitalizzazione, di fiscalità e di tanti aspetti che frenano la competitività delle nostre imprese.

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