Eskills, le competenze al Digital Venice

Una giornata di studi sulle competenze digitali all'evento di Venezia. Tra scuola, impresa e p.a., il bisogno di superare i clichè del passato.
Una giornata di studi sulle competenze digitali all'evento di Venezia. Tra scuola, impresa e p.a., il bisogno di superare i clichè del passato.

Come possono le competenze digitali sostenere la crescita economica e sociale, come una palla di neve che scenda da una montagna? Ci sono esempi da cui prendere spunto? Il principio che ha mosso il workshop al Digital Venice “eskills for growht” è stato quello di coinvolgere startupper ed esperti come ambasciatori di esperienze digitali utili a tutti. Una intera giornata di testimonianze, discussioni, che si inserisce nel programma della Commissione Europea.

Diversi panel, al Telecom Italia Future Centre, segnati soprattutto da buone pratiche e da nomi che non hanno bisogno di presentazioni: Paolo Coppola, Elio Catania (che ieri è intervenuto anche alla tavola rotonda con Renzi), Marco Patuano, tra gli ambasciatori, Gianluca Dettori, Francesca Cavallo, Roberto Liscia, Massimiliano Magrini, Anna Masera, e la stessa Alessandra Poggiani tra le digital icons.

La giornata di lavoro organizzata Anitec e IWA all’interno della settimana veneziana, ha visto gli interventi di Roberto Viola, vice direttore di DG Connect, John Higgins, direttore di DigitalEurope, Maria Sangiuliano del centro europeo sulle donne e la tecnologia (il suo intervento sulla parità di genere varrebbe da solo un articolo), André Richier, della Commissione Europea, Gianluca Dettori, come sempre frizzante nella sua difesa della mentalità globale dello startupper, Piotr Pluta, senior manager europea di Cisco, che ha stilato un elenco piuttosto lungo e incoraggiante di nuovi profili professionali che saranno indispensabili nel futuro prossimo, a patto di un impegno nell’educazione digitale a partire dalla scuola.

Scuola, p.a: cambiare o morire

Nelle due sessioni, moderate da Roberto Scano e da Anna Masera, a proposito della scuola e dalla pubblica amministrazione, si è parlato di esperienze positive, concrete: dal codice digitale del Comune di Bologna, ai progetti di formazione digitale di imprese che fanno responsabilità sociale; i distretti digitali del Friuli e al learn digital di cui si occupano enti, agenzie (compresa l’Agid), imprese. “Change or die”, ha concluso l’hacker-evangelist Marco Camisani Calzolari, secondo il quale la tecnologia sta cambiando società, economia e noi stessi.

Le conclusioni

Un paese che non va alfabetizzato a livello informatico – che è scienza tecnica – ma nel corretto utilizzo, comunicativo prima di tutto, degli oggetti connessi alla Rete, nelle competenze che servono a introdursi nel mondo del lavoro e restarci. Questo è di fatto l’obiettivo che #esperienzedigitali si pone da Venezia, mandando in soffitta i clichè sulla scuola troppo vecchia (e invece ci sono progetti straordinari), la pubblica amministrazione lenta (e invece è iniziata la rivoluzione della fatturazione elettronica), la politica impreparata (e invece Stefano Quintarelli, pur criticando la classe politica italiana, ha parlato dell’intergruppo parlamentare per l’agenda digitale). Ci si riuscirà? Il bilancio di Digital Venice è ancora aperto e positivo, quello degli attori di questa sfida assolutamente da scrivere.

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