Bill Campbell tra Steve Jobs e Apple

Bill Campbell dopo 17 anni lascia il consiglio d'amministrazione di Apple: in un'intervista a Fortune, il rapporto con Steve Jobs e l'elogio a Tim Cook.
Bill Campbell dopo 17 anni lascia il consiglio d'amministrazione di Apple: in un'intervista a Fortune, il rapporto con Steve Jobs e l'elogio a Tim Cook.

Bill Campbell, attuale presidente di Intuit, ha lasciato dopo 17 anni il consiglio d’amministrazione di Apple. E in occasione di un’intervista per Fortune, il dirigente rivela alcuni dettagli interessanti sia sull’azienda che sul fondamentale ruolo di Steve Jobs. Una visione privilegiata per uno dei nomi di punta, seppur non sempre famosi al grande pubblico, dell’azienda californiana: entrato in quel di Cupertino ai tempi di John Sculley come vicepresidente dell’area marketing, ha fatto parte del board sin dal ritorno di Jobs nel 1997.

Il racconto del rapporto tra Steve Jobs e l’ex vicepresidente del marketing è affascinante sin dai suoi esordi. I due, infatti, erano vicini di casa e pare che Jobs amasse suonare il campanello di casa Campbell per invitare il dirigente a fare lunghe passeggiate. Nel 1997, seduti su una panchina, Jobs chiese all’uomo di far parte del consiglio d’amministrazione della “nuova” Apple, nel ruolo di direttore del board: «una proposta da togliere il fiato», come spiega dalle pagine di Fortune. Ne nacque una relazione molto fitta, dove più volte Campbell è stato indicato come “Steve’s Guy”, per l’incredibile fiducia che riusciva a suscitare nell’iCEO, forse invidiata da altri.

Un rapporto però, in pieno stile Steve Jobs, non privo di conflitti. Fra i tanti, il dimissionario dirigente ricorda l’era Eric Schmidt come CEO di Google, un’azienda che già dagli esordi il co-fondatore della Mela pare non abbia visto di buon occhio, fiutando quella rivalità che si sarebbe manifestata solo una decina di anni più tardi. A quei tempi Campbell aiutava lo stesso Schmidt nel ruolo di assistente, scatenando le ire dell’iCEO. «Se aiuti loro, danneggi me», questa l’accusa, con tanto di urla e di imprecazioni di rito. E nonostante Campbell non potesse di certo trasferire competenze tecniche a Big G – «non conosco l’HTML», rimarca – tanto bastava per mandare il fedele collega su tutte le furie. Quindi la conferma di quanto ormai si è abituati a sentire sul conto del compianto iCEO: un visionario, un lungimirante genio, un uomo dalle idee insostituibili.

Venuta a mancare quella genialità, Apple non ha però nulla di cui temere. Il presidente di Intuit elogia infatti il lavoro di Tim Cook, un CEO in grado di consolidare il gruppo, di renderlo indistruttibile, di lanciarlo con sapiente attenzione in nuovi mercati.

«Apple oggi è un’istituzione. Tim ha fatto un lavoro eccezionale nel rafforzare l’organizzazione. State guardando l’azienda crescere. […] Tim è una persona calma e riflessiva. Studia le cose, ci pensa, prende una decisione e va avanti».

Una stima che sarebbe contraccambiata, poiché Cook pare sia molto dispiaciuto per l’addio del collega da Apple, tanto da offrire un contributo – di cui non è specificata la natura – per premiare Campbell della sua incredibile dedizione per l’azienda.

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