Wileyfox, il bassocosto British sbarca in Italia

Il giovanissimo produttore britannico di smartphone low cost entra nel mercato italiano con la sua gamma di smartphone basati su Cyanogen.
Il giovanissimo produttore britannico di smartphone low cost entra nel mercato italiano con la sua gamma di smartphone basati su Cyanogen.

In un evento stampa tenutosi sulle sponde del Tamigi, vicino al suggestivo Blackfriars Bridge di Londra, il produttore britannico Wileyfox ha invitato oltre un centinaio di giornalisti non solo per presentare le novità di prodotto, ma anche per far conoscere il proprio brand al mercato europeo.

Dopo le ottime performance raggiunte in appena un anno di attività, infatti, il team Wileyfox, composto attualmente da appena 27 persone, ha deciso che il suo business model è pronto per attraversare la Manica. Fra i paesi entrati nel mirino c’è, ovviamente, anche l’Italia.

Di certo, il recente referendum sulla Brexit rischia di rallentare la galoppata di Wileyfox (il calo della sterlina può portare a un rialzo dei prezzi al di fuori della Gran Bretagna), ma tutti in società si dicono convinti che ci saranno comunque i margini necessari per permettere al marchio di seguire il proprio piano di crescita. D’altronde, è stato precisato più volte, Wileyfox nasce come azienda internazionale, il cui business passa dalla Cina e dalla Russia, prima di arrivare in Europa.

Finora Wileyfox ha operato sul solo mercato di fascia bassa, lanciando due smartphone dall’ottimo rapporto qualità/prezzo e rivolti a un pubblico giovane e dinamico: il Swift e lo Storm. Premiati da numerose riviste e siti di settore, e soprattutto apprezzati grandemente dagli utenti del Regno Unito, sono prodotti dalla specifiche interessanti – fra cui un ottimo schermo Full HD, batteria rimovibile e tecnologia Dual SIM – e dal basso costo. Inoltre sono stati sospinti dal sistema Launchpad, con cui Amazon premia e promuove i progetti e le startup più interessanti.

Wileyfox Spark

La novità per il 2016 è rappresentata da Wileyfox Spark, uno smarphone dalle specifiche contenute, che si divide in tre modelli: oltre a quello base, ci sono lo Spark + e lo Spark X.

I nuovi Spark, come i loro predecessori, saranno basati su Cyanogen (presto aggiornabile alla versione 13.1), offrendo pertanto il supporto di una vastissima comunità Open Source, un’ampia personalizzazione e una particolare attenzione alla sicurezza. Disponibili nei colori bianco, nero, bronzo e rose gold, i nuovi Spark sono ordinabili online già da ieri, con consegna garantita entro 2 e 4 settimane, rispettivamente per lo Spark e lo Spark +. Le tempistiche per lo Spark X sono, invece, ancora da definire.

Intervista a Nick Muir, CEO Wileyfox Europe Ltd

Nick Muir

Come vi ponete nei confronti dei produttori cinesi, che stanno avendo un grande impatto sul mercato mondiale?

Quei produttori e quei modelli, che stanno letteralmente esplodendo, rappresentano una delle nostre più grandi opportunità. Ho lavorato a lungo nel mercato mobile e ho sempre sentito dire “non puoi farlo, non puoi competere con Samsung o Apple!”, ma la realtà è che si può. Lo dimostra proprio il boom di queste aziende cinesi, che hanno fatto registrare un’incredibile crescita, soprattutto nel loro mercato locale. Ci siamo chiesti come fare e abbiamo capito che si potevano acquistare componenti di alta qualità, a prezzi vantaggiosi se in grandi volumi, proprio da fornitori come Samsung, per emulare i produttori cinesi. Ma ovviamente non basta: dobbiamo anche assicurarci che le specifiche hardware siano adatte all’utenza europea, che il prodotto finito sia di assoluta qualità e che abbia il giusto look & feel. Dunque niente plastica luccicante, né pezzi che si staccano, e un logo che la gente potesse comprendere.

Però alcuni dei produttori cinesi hanno una forza economica non indifferente. Ad esempio, Huawei è da molti anni attiva nel settore dei componenti e delle tecnologie. È davvero possibile competere con loro?

Innanzitutto, non è una sfida sul fronte hardware. Il nostro business model, basato su un team ristretto, altamente formato e motivato, ci permette di essere molto competitivi. I nostri costi di gestioni sono una frazione di quelli di un colosso. Questo ci permette di guadagnare mantenendo bassi i margini. Inoltre affrontiamo la distribuzione in modo diverso: non investiamo cinque o dieci milioni di euro stringendo accordi con gli operatori e con i rivenditori, per poi dover fare i conti con la necessità di avere venti persone a gestirli. Sarebbe una spirale sbagliata. Invece ci concentriamo sull’offrire ai nostri clienti il meglio possibile.

In un’ottica di espansione, però, un simile modello di business arriva a un punto in cui non è più sostenibile: se crescerete, vi occorreranno ulteriori risorse, quindi avrete costi maggiori e il margine dovrà crescere per forza di cose. Pensa invece che il vostro business model possa durare altri cinque o dieci anni?

È una buona domanda! Potrei rispondere che sarà certamente così e che probabilmente andrà così, ma innanzitutto dobbiamo essere cauti. Siamo passati da un team di 7 persone a una squadra di 27 unità. Dobbiamo accertarci di arrivare a un numero ottimale, che riteniamo essere intorno ai 35 collaboratori. Tutto il resto può essere gestito in outsourcing da persone competenti, ma a un costo di gestione inferiore. Inoltre non dobbiamo occuparci direttamente delle componenti hardware. Puntiamo molto a proseguire la nostra collaborazione con partner come Cyanogen, Amazon, MediaTek o Qualcomm. Questa è la cosa più importante. Tutto quello che facciamo è economicamente ottimizzato: ad esempio, viaggiamo con easyJet! L’unica eccezione è il nostro servizio di assistenza, che deve essere eccellente: anche se i nostri dispositivi non costano 600-700 euro, se inroge un problema non possiamo dire ai nostri clienti “che cosa vi aspettavate per quello che avete pagato!”. In questo vogliamo essere tra i migliori del mercato.

Dunque, è il caso di dire che il cliente ha sempre ragione!

Quasi sempre. Ad esempio, offriamo la sostituzione gratuita dello schermo per qualsiasi tipo di danno accidentale. Poi ci capitano dei casi estremi che non possiamo accettare, tipo un cliente che ci ha chiesto di sostituirgli lo schermo, nettamente spaccato in due al centro. Non so cosa gli avesse fatto, ma di certo non era un danno accidentale, quello!

Qual è il vostro target d’utenza e quale il vostro market share nel Regno Unito?

Al momento, secondo gli analisti, sul mercato europeo siamo posizionati nella fascia di età compresa fra 16 e 30 anni, ma raggiungiamo anche una piccola fetta di utenti fra i 30 e 40 anni.

In quanto al nostro market share: è molto ridotto, sotto all’1%. Siamo parte di un ecosistema in crescita, dove ci sono nomi del calibro di Apple, Samsung, Motorola, HTC, Sony. Al debutto abbiamo incontrato qualche problema in termini di distribuzione e, col senno di poi, avremmo prodotto cinque volte il numero di unità lanciate, poiché abbiamo registrato il sold out già in fase di pre-ordine. Questa è una lezione che abbiamo imparato e di cui faremo tesoro ora che stiamo entrando i nuovi mercati come l’Italia, la Spagna e la Francia. In futuro contiamo anche di espanderci verso altri continenti.

In merito all’Italia, come pensate di convincere l’utente italiano, ancora solito acquistare uno smartphone per il brand e per lo status symbol che rappresenta, ad acquistare i vostri prodotti?

Sono d’accordo con questa analisi, ma solo in parte. Penso che lo status symbol sia legato a quanti soldi si spendono piuttosto che al dispositivo acquistato. C’è invece un segmento in crescita, specialmente tra i più giovani, dove non interessa investire 800 euro in un “iPhone 6 Plus Plus”. È importante che l’utente sia soddisfatto di ciò che compra. Nel nostro piccolo, dobbiamo assicurarci che il brand rifletta come siamo, attraverso l’impiego di materiali resistenti, con un buon design e un funzionamento impeccabile. Non faremo cambiare idea a chi vuole un “iPhone 6 Plus Plus”, piuttosto puntiamo al giovane studente che utilizza il vecchio iPhone 4S della madre ormai rotto, con una grande crepa sul display.

Dato che le semplicità d’uso è uno dei vostri punti cardine, siete interessati anche al mercato delle persone anziane? Vale a dire, utenti che trovano difficoltà nell’usare le tecnologie avanzate, ma che comunque desiderano accedere a Internet e alle funzionalità tipiche di uno smartphone.

È un target difficile da raggiungere. Mia madre ha 80 anni e mi ha chiesto: “Nick, posso avere uno dei vostri telefoni?”. Le ho detto “Certo”. Però poi mi ha detto che non aveva i tasti abbastanza grandi e che non era semplice da usare. E l’ha scartato! Mi è bastato questo per comprendere tutto ciò che c’è da sapere su questo target: sono consapevole del fatto che i dispositivi dovrebbero essere più facili da utilizzare, però i nostri smartphone devono anche offrire tutto ciò che mettono a disposizione gli altri modelli Android, indipendentemente dall’età.

L’ultima domanda riguarda inevitabilmente la Brexit. Sappiamo che i primi settori a rischio sono il bancario e il finanziario. Pensa che anche altri settori, o in particolare il vostro, ne possano soffrire le conseguenze, almeno nel breve periodo?

Sì, è possibile, ma non assodato. Nonostante il disappunto generale, siamo una società che acquista in dollari e in euro e che vende in sterline, euro e dollari. La vera conseguenza per noi, nell’immediato, riguarda i prezzi, a partire dal mercato britannico, a causa del cambio tra dollaro e sterlina diventato sfavorevole nell’arco di un giorno. Già oggi ci siamo svegliati consapevoli del fatto che le nostre previsione di margine sugli Spark sono tutte da correggere al ribasso. Fortunatamente, come ho detto prima, siamo un team piccolo e dinamico, il che ci permette di avere comunque un discreto margine. Non abbiamo ripensamenti sul mercato europeo. Per noi rimane importante mantenere rapporti commerciali con le realtà europee.

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