Google non sembra interessata a produrre videogame

Noah Falstein, da quattro anni Chief Game Designer del gruppo di Mountain View, ha deciso di abbandonare Google per tornare a sviluppare videogame.
Noah Falstein, da quattro anni Chief Game Designer del gruppo di Mountain View, ha deciso di abbandonare Google per tornare a sviluppare videogame.

Quando circa quattro anni fa (più precisamente nell’aprile 2013) Noah Fastein si è unito al gruppo di Mountain View per rivestire il ruolo di Chief Game Designer, la sua intenzione era quella di aiutare Google a realizzare e produrre videogiochi di qualità. Una prospettiva che non è però purtroppo mai arrivata a concretizzarsi, portando così il diretto interessato alla sofferta decisione di rassegnare le proprie dimissioni e abbandonare l’incarico.

L’annuncio arriva direttamente dalle pagine del blog di Falstein, dove spiega l’esigenza di tornare a impegnarsi in modo attivo nell’ambito gaming, in particolare esplorando le potenzialità che offre il confluire di diverse tecnologie, anche sperimentali, come quelle legate alla realtà virtuale e alle neuroscienze. Il suo è un nome piuttosto noto all’interno dell’industria dei giochi fin dagli anni ’80, grazie a partecipazioni in progetti firmati da software house storiche come LucasArts, 3DO e Dreamworks Interactive. Tra le sue intenzioni, come parte di bigG, c’era probabilmente anche quella di lavorare sull’impiego degli occhiali Glass per l’intrattenimento videoludico.

Il profilo professionale di Noah Falstein

Il profilo professionale di Noah Falstein, ormai ex Chied Game Designer di Google

L’assunzione di Falstein da parte di Google è arrivata a pochi mesi di distanza dalla pubblicazione di Ingress, un gioco mobile realizzato da Niantic Labs e incentrato sul concetto di realtà aumentata, capace di creare intorno a sé una folta e attiva community di appassionati che ancora oggi mantiene in vita l’app. Nonostante le premesse sembrassero allora di buon auspicio per il futuro, il gruppo di Mountain View ha poi scelto di defilarsi dal settore dei videogame, concedendo alla startup di staccarsi dall’azienda e di operare in modo del tutto indipendente a partire dal 2015, arrivando così a creare un titolo di successo come il recente Pokémon Go.

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