Gentiloni parla in casa ENI: democrazia del gas

Paolo Gentiloni è il primo presidente del Consiglio a far visita ad Eni: occasione per ribadire il peso strategico dell'azienda, pensando al mediterraneo.
Paolo Gentiloni è il primo presidente del Consiglio a far visita ad Eni: occasione per ribadire il peso strategico dell'azienda, pensando al mediterraneo.

Paolo Gentiloni non sapeva di essere il primo presidente del Consiglio italiano a far visita a Metanopoli, come viene chiamata la costellazioni di sedi di Eni a San Donato Milanese. Un motivo in più di interesse per un incontro che ha ribadito il peso che quest’azienda ha nel complesso quadro diplomatico, oltre che economico, per l’Italia.

L’inquilino di palazzo Chigi è stato alla Farnesina di recente, perciò gli è stato facile rimettersi quella giacca e parlare dal punto di vista geopolitico: alla platea, di professori, studenti, dipendenti dell’azienda e parecchi giornalisti, Paolo Gentiloni ha subito evidenziato l’elemento internazionale, e relazionale, di Eni:

Quando parliamo di Eni parliamo di un’azienda che è fortemente coinvolta nel rapporto tra flussi migratori e sviluppo. La compagnia petrolifera italiana è la prima nel continente africano, sappiamo che non è poco per i nostri interessi. E poi Eni vuole dire mediterraneo, che in qualche modo racchiude i nostri interessi, rispetto ai quali Eni è relazioni antiche con moltissimi paesi della sponda, dei paesi arabi; storia e attualità di questi ultimi mesi ed anni.

Per questa ragione, il presidente parla dello sviluppo di una «democrazia del gas», in seguito alle scoperte di giacimenti (basti pensare al giacimento scoperto in territorio egiziano) in paesi con politiche molto diverse, «che però devono lavorare assieme». Il ruolo politico dell’italia ne viene rafforzato, in particolare nell’ottica della flessione del petrolio. Tuttavia, non si può parlare solo di geopolitica, ma anche di energia. In questo caso Gentiloni ha ricordato l’avvicinarsi della consultazione pubblica del nuovo Piano Energetico Nazionale, basato su tre criteri: sicurezza degli approvvigionamenti (e per questo il presidente ha già annunciato un viaggio in Russia per incontrare Vladimir Putin), competitività per il sistema imprese; crescita delle fonti rinnovabili e utilizzo del gas come ponte, come transizione.

Già oggi il contributo delle rinnovabili in Italia ha raggiunto i livelli prospettati per il 2020. Li abbiamo conquistati in anticipo. Nel mix energetico siamo più avanti di Parigi e Berlino. Aggiungo che a mio parere il tema zero-carbon e zero-povertà non è una utopia.

Una battuta anche sulle diverse resistenze locali alle attività estrattive, persino distributive. Il pensiero va al gasdotto che passa per la Puglia, il TAP:

Il governo deve tener conto delle ragioni più locali, delle loro sensibilità, ci mancherebbe; purché si sia consapevoli che la diversificazione delle fonti energetica è sicurezza nazionale.

La conclusione è affidata a una frase di Enrico Mattei, risalente al 1962:

Ci avevano insegnato a guardare agli altri con un pensiero quasi di soggezione perché gli italiani emigravano dal proprio Paese e gli italiano riempivano il mondo senza essere protetti. Oggi noi possiamo andare ovunque con la nostra assistenza tecnica, con la nostra specializzazione, abbiamo visto che possiamo competere vittoriosamente con le più alte imprese del mondo.

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