WhatsApp, multa da 3 milioni di euro dalla AGCM

WhatsApp dovrà pagare una multa 3 milioni di euro per violazione del Codice del Consumo, in seguito alle modifiche apportate ai termini d'uso del servizio.
WhatsApp dovrà pagare una multa 3 milioni di euro per violazione del Codice del Consumo, in seguito alle modifiche apportate ai termini d'uso del servizio.

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha comminato una sanzione di 3 milioni di euro a WhatsApp per aver indotto gli utenti ad accettare i nuovi termini di utilizzo del servizio, in vigore dal 25 agosto 2016, mettendo quindi in atto una pratica commerciale scorretta, e per aver inserito nelle condizioni contrattuali alcune clausole vessatorie nei confronti degli utenti. L’azienda, acquisita da Facebook nel 2014, può presentare ricorso al TAR del Lazio entro 60 giorni dalla notifica del provvedimento.

Pratica commerciale scorretta

Le nuove condizioni d’uso del servizio prevedono la condivisione su Facebook di alcune informazioni personali, tra cui nome, numero di telefono e stato online, allo scopo di migliorare i sistemi anti-spam e visualizzare inserzioni pubblicitarie personalizzate. Gli utenti potevano accettare le modifiche oppure negare il consenso alla condivisione entro un termine massimo di 30 giorni. In relazione a tale condotta, il Garante ha avviato un procedimento istruttorio nei confronti di WhatsApp per possibile violazione degli artt. 20, 24 e 25 del Codice del Consumo. Al termine dell’istruttoria (11 maggio 2017) è stato accertato che le modalità utilizzate per comunicare le modifiche contrattuali rappresentano una pratica commerciale scorretta, in quanto la possibilità di negare il consenso non è stata evidenziata in modo chiaro e il segno di spunta era preselezionato. Inoltre, alla scadenza dei 30 giorni, un messaggio invitava l’utente ad accettare i nuovi termini per poter continuare ad usare il servizio.

Nel corso dell’istruttoria, WhatsApp ha presentato diverse argomentazioni difensive, affermando che AGCM non ha competenza sulla questione dato che l’azienda ha sede in California, che il Codice del Consumo non può essere applicato nel caso in esame e che le modifiche ai termini d’uso del servizio sono state comunicate in modo chiaro all’interno dell’app e sul sito web. Il Garante ha respinto tutte queste argomentazioni e, considerata la gravità e la durata della pratica commerciale, ha comminato una sanzione di 4 milioni di euro, ridotta a 3 milioni di euro solo perché la condivisione dei dati con Facebook è stata sospesa.

Clausole vessatorie

Il secondo procedimento istruttorio riguarda la presunta vessatorietà di alcune clausole inserite nei termini di utilizzo del servizio. Dopo aver ascoltato il parere della associazioni dei consumatori e le osservazioni di WhatsApp, il Garante ha accertato la violazione degli artt. 33 e 35 del Codice del Consumo. Le disposizioni relative alla responsabilità, all’indennizzo, alla disponibilità del servizio, alla risoluzione del contratto, alle modifiche unilaterali, al foro competente, alla legge applicabile, al recesso degli ordini e alla prevalenza del contratto in lingua inglese su quello in lingua italiana sono state ritenute vessatorie.

AGCM ha quindi obbligato WhatsApp a pubblicare un estratto del provvedimento sul sito ufficiale italiano per 20 giorni consecutivi e ad inviare a tutti gli utenti italiani una notifica in-app relativa all’avvenuta pubblicazione. In caso di inottemperanza verrà applicata una sanzione amministrativa compresa tra 5.000 e 50.000 euro.

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