Innovazione: l'Europa migliora, l'Italia no

Il rendimento innovativo dell'UE continua a crescere, ma i progressi presentano alcune difformità: l'Italia non è ultima della classe ma è sotto la media.
Il rendimento innovativo dell'UE continua a crescere, ma i progressi presentano alcune difformità: l'Italia non è ultima della classe ma è sotto la media.

Il vecchio continente non è poi così vecchio, sa innovare. È questa una delle principali conclusioni del più recente quadro di valutazione dell’innovazione pubblicato dalla Commissione europea. Nel complesso, il rendimento innovativo è migliorato in 15 Stati membri, sebbene esistano grandi differenze tra uno Stato e l’altro, purtroppo però non l’Italia, che resta sotto la media e ha perso qualcosa rispetto all’anno scorso. La Svezia continua a essere leader dell’innovazione, mentre Lituania, Malta, Paesi Bassi, Austria e Regno Unito, sono i paesi in cui l’innovazione registra l’espansione più veloce.

Il quadro europeo di valutazione dell’innovazione del 2017 è un ottimo strumento anche interattivo che permette di fare confronti tra nazione e media dell’Unione, oltre che scaricare la scheda di ciascun stato. I criteri per osservare e misurare il grado di innovazione sono ad esempio la preparazione digitale della popolazione, l’imprenditorialità e i partenariati pubblico-privato. In questi dati, saltano all’occhio il ruolo di leader della Svezia, seguita da Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Regno Unito (leader dell’innovazione per la prima volta) e Germania, anche ognuno ha settori specifici di innovazione dove fanno meglio degli altri: la Danimarca è forte per risorse umane ed ecosistema; in Lussemburgo meritano un cenno i sistemi di ricerca attrattivi e il patrimonio intellettuale, in Finlandia i finanziamenti sono molto alti, in Germania anche, in Irlanda l’innovazione nelle PMI e susseguenti ripercussioni sull’occupazione, in Belgio sono stati bravi a costruire reti e collaborazione nel campo dell’innovazione mentre nel Regno Unito registrano risultati ottimi sulle vendite.

Elżbieta Bieńkowska, Commissaria per il Mercato interno, l’industria, l’imprenditoria e le PMI, ha dichiarato:

L’industria dell’UE continua ad essere innovativa, ma siamo ancora in ritardo rispetto ai leader mondiali dell’innovazione. In tempi di globalizzazione e rapidi mutamenti tecnologici, l’innovazione è essenziale per la prosperità dell’economia europea e dei nostri cittadini. L’iniziativa start-up e scale-up e la nuova agenda per le competenze della Commissione contribuiranno a migliorare ulteriormente un ecosistema in cui l’innovazione prosperi.

La fascia di mezzo

Anche in paesi a innovazione moderata esistono poli innovativi regionali: Praga nella Repubblica ceca, Bratislava in Slovacchia e i Paesi baschi in Spagna. Spesso aiutano i progetti internazionali e la diffusione della banda larga, il numero di laureati e dottorati di ricerca e la formazione. In questa fascia di medi innovatori c’è anche l’Italia, paese sostanzialmente stabile. Ha perso lo 0,2% del target negli ultimi sei anni, ma è un dato molto composito: il Belpaese ha guadagnato punti nelle risorse umane, nella diffusione di titoli di studio, anche nella formazione continua, e nelle brevettazioni. Pesanti invece i ritardi, quando non addirittura le perdite rispetto alla media europea, nelle opportunità per i giovani imprenditori, nei capitali di ventura per le startup, e letteralmente tragico il livello di collaborazione pubblico/privato nel design dei servizi (ecco l’importanza del progetto del Team Digitale).

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