Huawei e Google, la nuova Guerra Fredda

Scatenare un conflitto globale per questioni tech? Molto plausibile quando gli interessi sono quelli in gioco tra Cina e USA con Trump direttore.
Scatenare un conflitto globale per questioni tech? Molto plausibile quando gli interessi sono quelli in gioco tra Cina e USA con Trump direttore.

Chi dietro la vicenda Huawei-Google vede solo una questione di smartphone rischia di perdersi molto delle questioni reali che circondano la storia.

Ovviamente c’è di più, molto di più, tanto da poter far immaginare, senza andare troppo nel catastrofico, che il raffreddarsi dei rapporti tra USA e Cina porterà ad uno scontro globale più ampio, oltre i singoli marchi coinvolti. Guerra Fredda o Mondiale? Con le tecnologie attuali, direi proprio di si.

Del resto, che fossimo nel bel mezzo di una guerra globale era più che evidente. Ogni giorno, o quasi, leggiamo di hacker e cracker che bucano le reti di enti e istituzioni, troll delle fake news che cercano, e ottengono, di manipolare le opinioni politiche delle persone, spie ovunque, software pieni di virus e reti casalinghe alla stregua delle backdoor. Il punto di non ritorno, a cui siamo molto vicini, sarà confermare tale panorama, con due prese di posizioni ben chiare tra Washington e Pechino. Hai voglia a negare un contesto che si sta svelando totalmente: ci sono due nazioni, politicamente all’opposto e la totale assenza di cooperazione per risolvere un problema. Lo scontro è inevitabile.

Se Huawei riuscisse in qualche modo a convincere il governo degli Stati Uniti che la sua tecnologia non è una minaccia per la sicurezza, magari concedendo un pass di accesso completo al suo codice e ai dati di ricerca, forse il Dipartimento del Commercio farebbe un passo indietro. Così si è mossa nel 2018 ZTE, dovendo però sostenere anche una multa da 1 miliardo di dollari.

Certo, qualche dubbio mi viene sul perché Huawei non abbia già collaborato con l’intelligence statunitense. Il pensiero che alla base della propria struttura qualcosa possa esservi è reale ma privo di quei minimi elementi alle fondamenta che possano giustificare un’azione così perentoria. Se da un lato Huawei si nega, dall’altro gli States non hanno mai diffuso un singolo report specifico sulle attività della compagnia a braccetto con Pechino.

La Guerra Fredda dell’era iperconnessa è già qui. Non a caso, la Cina ha promosso un’iniziativa denominata Made in China 2025, che vedrà molte più compagnie nazionali lavorare insieme per la realizzazione di progetti e servizi di largo consumo: robotica, semiconduttori e persino aerei di linea. Il governo cinese si sta impegnando, da parte sua, a tagliare le aziende americane dal mercato interno e viste le tematiche attuali che stanno travolgendo Huawei, non possiamo certo biasimarlo.

Peraltro, il blocco degli USA alle realtà cinesi non riguarda solo il gigante di Shenzen ma molti altri marchi, anche da questo controllati, tra cui Honor. Ma anche OnePlus, Xiaomi, Vivo e la flotta di produttori che si riforniscono, per parte del loro hardware, da vendor statunitensi, con una licenza di utilizzo da parte di Google di Android. Insomma un intero esercito di multinazionali tagliato fuori da interessi miliardari, che potrebbero scaturire in una risposta comunitaria più pesante di quanto Trump pensi.

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