Coronavirus: supercomputer per trovare una cura

IBM e altri partner hanno creato un consorzio che mette a disposizione la potenza di calcolo di 16 supercomputer per cercare di sconfiggere il coronavirus.
IBM e altri partner hanno creato un consorzio che mette a disposizione la potenza di calcolo di 16 supercomputer per cercare di sconfiggere il coronavirus.

IBM ha annunciato un’iniziativa in collaborazione con la Casa Bianca, il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti e altri partner per accelerare la ricerca di una cura per il Coronavirus (Covid-19 o SARS-CoV-2). Il neonato COVID-19 High Performance Computing Consortium comprende 16 supercomputer che verranno utilizzati per velocizzare i calcoli necessari allo studio del virus e alla scoperta di un vaccino.

IBM aveva lanciato pochi giorni fa la 2020 Call for Code Global Challenge, una sfida che coinvolge gli sviluppatori di tutto il mondo. Il tema di quest’anno dovevano essere i cambiamenti climatici, ma ora l’emergenza dovuta al coronavirus è diventata prioritaria (anche perché di breve durata o almeno si spera). Mentre gli sviluppatori cercano soluzioni per i sistemi di comunicazione, didattica digitale e cooperazione tra comunità, il consorzio sarà impegnato in un compito più arduo che richiede un’enorme potenza di calcolo.

La ricerca di un vaccino richiede anni se viene effettuata “manualmente” nei laboratori o mesi con i tradizionali sistemi di calcolo. Il consorzio mette invece a disposizione 16 supercomputer con oltre 775.000 core CPU e 34.000 GPU per una potenza superiore ai 330 PFLOPS. Tra i campi applicativi ci sono epidemiologia, bioinformatica e modellazione molecolare. I sistemi HPC sono offerti da IBM, Lawrence Livermore National Lab (LLNL), Argonne National Lab (ANL), Oak Ridge National Laboratory (ORNL), Sandia National Laboratory (SNL), Los Alamos National Laboratory (LANL), the National Science Foundation (NSF), NASA, Massachusetts Institute of Technology (MIT), Rensselaer Polytechnic Institute (RPI) e altri partner.

IBM Summit, attualmente il supercomputer più potente del mondo, viene già sfruttato dai ricercatori degli Oak Ridge National Laboratory e della University of Tennessee per simulare 8.000 composti con l’obiettivo di trovare quelli che hanno maggiori probabilità di bloccare il coronavirus. Al momento sono stati individuati 77 composti farmacologici che potrebbero essere testati sperimentalmente.

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