Green pass, da oggi più facile averlo. In Europa chiesta all'UE una DPIA

Col DDL Recovery più facile ottenere il pass. Intanto un'associazione internazionale chiede all'UE una valutazione d'impatto per quello europeo.
Col DDL Recovery più facile ottenere il pass. Intanto un'associazione internazionale chiede all'UE una valutazione d'impatto per quello europeo.

Da oggi entra in vigore il Decreto Recovery, che tra le altre cose contiene nuove regole per la facilitazione dell’ottenimento del Certificato vaccinale, o se preferite, “green pass”. Dal fascicolo sanitario elettronico fino alle app IO e Immuni, da questo momento in poi i cittadini italiani avranno più canali per procurarsi il Covid pass, che si potrà scaricare anche tramite medico di base, pediatra o dal farmacista. Inoltre, per coloro che non hanno SPID ci sarà un codice inviato via mail o SMS abbinato alle ultime otto cifre e alla scadenza della tessera sanitaria. Il tutto in attesa di quelli digitali europei. In tal senso c’è da registrare la presa di posizione di diverse associazioni e organizzazioni per i diritti dei cittadini preoccupate dai rischi di un’eccessiva diffusione dei dati personali e di controlli che rischiano di creare una sorta di Grande Fratello internazionale orwelliano.

Il Green pass e la discriminazione sociale


The Institute for Technology In The Public Interest, un’associazione internazionale di attivisti ed esperti, ha chiesto in tal senso all’Unione Europea un’immediata valutazione d’impatto (o DPIA) sul sistema sanitario dei vari Paesi coinvolti, sull’equivalenza dei requisiti per ottenerlo (vaccinazione, test e prova di guarigione), sul sistema di controllo e sui diritti delle persone, in quanto sostiene che c’è il rischio di creare disuguaglianze tra gli individui.

“Il green pass”, spiega un portavoce dell’associazione, “permetterà di accedere nei posti, non solo pubblici, creando così una crescente interdipendenza tra partner privati, governi e pubblico che va tenuta sotto controllo”. Il sistema introduce così nuove forme di polizia nella vita di tutti i giorni, col rischio che il certificato contribuisca ulteriormente a generare sistemi razzisti e classisti, dando vita a una società a più livelli dove i diritti umani potrebbero essere influenzati dall’introduzione dei certificati digitali.

Cos’è la Valutazione di impatto (o DPIA)?


Secondo quanto prevede l’Art.29 della Direttiva 2016/680 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, in materia di protezione dei dati personali, quando un trattamento può comportare un rischio elevato per i diritti e le libertà delle persone interessate (a causa del monitoraggio sistematico dei loro comportamenti, o per il gran numero dei soggetti interessati di cui sono magari trattati dati sensibili, o anche per una combinazione di questi e altri fattori), il regolamento 2016/679 obbliga i titolari a svolgere una valutazione di impatto prima di darvi inizio.

Per farlo è necessario consultare l´autorità di controllo in caso le misure tecniche e organizzative da loro stessi individuate, per mitigare l´impatto del trattamento non siano ritenute sufficienti – cioè, quando il rischio residuale per i diritti e le libertà degli interessati resti elevato. The Institute for Technology In The Public Interest non è sola nella sua battaglia: “sono infatti ben ventotto le associazioni che difendono le libertà civili dei cittadini europei che hanno scritto una lettera al Parlamento Europeo esortandolo a riconsiderare il suo progetto di passaporto vaccinale digitale.

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