Un anno di Agcom

Report annuale dell'Agcom: numeri e obiettivi di chi deve tutelare gli utenti, sviluppare i servizi, promuovere la concorrenza nelle comunicazioni.
Report annuale dell'Agcom: numeri e obiettivi di chi deve tutelare gli utenti, sviluppare i servizi, promuovere la concorrenza nelle comunicazioni.

È stata presentata oggi a Montecitorio la relazione annuale dell’Agcom. Il presidente Angelo Cardani ha illustrato tutta l’attività dell’Autorità di garanzia sulle comunicazioni riguardo alle tlc, il sistema radiotelevisivo, l’editoria e Internet. Un macrosettore stimato di 56 miliardi di euro, che ha perso il 9% del fatturato.

La presentazione ha visto il saluto introduttivo della presidente della Camera, Laura Boldrini, che non venendo meno alla sua nota visione della Rete ha espresso una serie di preoccupazioni sul rapporto utente-Internet, auspicando d’intesa con l’authority un confronto aperto coi cittadini e una commissione di studio per l’elaborazione di una carta diritti/doveri. Altri argomenti al centro delle note della terza carica dello Stato, il contratto radioteleviso e le norme sulla par condicio, che anche alle elezioni di quest’anno hanno mostrato tutta la loro difficoltà ad interpretare i tempi.

Le tendenze, quasi tutte negative

Le principali tendenze emerse nella relazione annuale sono riassunte nelle slide preparate contestualmente al documento. Qui si trovano alcuni grafici che illustrano senza fronzoli ciò che sta capitando al settore, dalla contrazione del traffico fisso alla crescita di quello mobile, la riduzione delle quote di mercato di Telecom e l’avanzare degli MVNO, e poi il dissanguamento dell’editoria e in generale di tutti i settori dei media, compreso l’online. Interessanti anche i prospetti con i ricavi dei canali televisivi, nei quali si nota che la pubblicità è incalzata dai ricavi da abbonamenti e servizi di pay-tv: fattori che stabilizzano e consilidano la concentrazione dell’offerta televisiva gratuita con buona pace del plularismo, anche se il distacco di Rai-Mediaset rispetto alla concorrenza tende a ridursi per la debolezza del settore.

Il mobile broadband in Italia: continuano ad aumentare gli utenti mobili che accedono a Internet in mobilità, con smartphone o chiavette.

Il mobile broadband in Italia: continuano ad aumentare gli utenti mobili che accedono a Internet in mobilità, con smartphone o usb pen.

Servizi al consumatore, tutela del diritto d’autore

L’introduzione del presidente dell’autorità garante ha sintetizzato i due anni di attività del nuovo consiglio e affrontato i temi sviluppati nel robusto report (432 pagine) presentato ufficialmente al Parlamento. Il primo effetto virtuoso del mondo delle telecomunicazioni regolamentato è la riduzione dei prezzi, scesi del 44% negli ultimi quindi anni. Il confronto internazionale mostra come le famiglie italiane possano accedere ai diversi servizi di comunicazione sostenendo una spesa inferiore rispetto a quella mediamente sopportata dalle famiglie degli altri Paesi europei. Di questo ringraziando le liberalizzazioni e i Corecom. Questo al netto dei tanti problemi ancora sul tavolo delle telecomunicazioni, in Italia, ben descritti dall’indagine conoscitiva promossa proprio dall’autorità e che dice, in soldoni, che in Italia si paga meno una rete che però vale meno.

Naturalmente ci sono anche i numeri negativi, collegati alla crisi economica e alle trasformazioni industriali indotte dalle nuove tecnologie. I servizi di comunicazione segnano tutti dei passi indietro nei ricavi: tlc -11%, servizi media -7%, servizi postali -2%. Nel 2013 il fatturato lordo del settore delle comunicazioni è sceso sotto il 4% del PIL. Pessima notizia, che però potrebbe essere compensata già quest’anno dalla ripresa degli investimenti per la realizzazione dei piani a banda larga e ultra larga degli operatori, che valgono da soli quel 5% perso nell’ultimo anno nei servizi di telecomunicazione.

Un riferimento al nuovo regolamento sulla violazione del copyright, vigente dal 30 marzo, non poteva mancare. Cardani ha così commentato i primi interventi sanzionatori:

A tre mesi dall’entrata in vigore del Regolamento, i primi risultati mostrano come l’Autorità stia effettivamente perseguendo l’obiettivo virtuoso che si era prefissata nell’affrontare il delicato tema della tutela del diritto d’autore online. Numerose procedure avviate, infatti, si sono concluse con l’adeguamento spontaneo di uploader, provider e gestori di siti internet alle richieste dell’Autorità, mostrando una risposta positiva della rete alle attività di contrasto alla pirateria, a riprova dell’efficacia del sistema introdotto.
L’intervento dell’Autorità si fonda, peraltro, sulla convinzione che la lotta alla pirateria non possa limitarsi solo all’opera di contrasto, ma debba essere accompagnata da una serie di azioni positive volte a creare una cultura della legalità nella fruizione dei contenuti.

Più poteri per regole Internet-oriented

Se le parole del presidente non contengono certo dei motivi di originalità, sta facendo già discutere l’idea di proseguire l’orientamento Internet delle norme della comunicazione integrando tutto: OTT, IOT, i nuovi servizi e i nuovi trattamenti dei dati in un quadro di regolamentazione 2.0. Insomma, tornando su quanto già sollevato l’anno scorso, ma anche anticipando le prevedibile critiche di quella parte dell’opinione pubblica che considera improbabile l’abilità della governance attuale di normare questo settore senza finire per stringergli attorno un cappio. Cardani infatti titola l’ultimo paragrafo “adelante con juicio”:

Le autorità di regolazione hanno di fronte la sfida di analizzare e definire quali siano le questioni, le competenze e gli strumenti posti dalla regolazione di internet o meglio, delle diverse articolazioni cui essa dà luogo: oltre alla disciplina del diritto d’autore online, si pongono temi di enorme rilievo, quali la tutela dei minori, la sicurezza delle reti, il pluralismo dell’informazione, l’eventuale disciplina della net neutrality, la regolazione delle piattaforme e dei servizi machine to machine, delle piattaforme che utilizzano le apps, o, più ampiamente, dell’Internet delle cose. (…) In considerazione della natura multiforme delle problematiche sollecitate dal mondo di Internet, che insistono su territori nuovi rispetto ai quali le Autorità hanno ad oggi scarsi strumenti di intervento, occorrerebbe forse iniziare a riflettere sulla prossima revisione del quadro legislativo europeo con un approccio olistico, che consenta di intervenire proprio sui confini in evoluzione del comparto allargato delle comunicazioni e sui relativi strumenti dell’intervento regolatorio.

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