Ai college costa molto combattere la pirateria digitale

Negli USA, ogni anno, ogni istituto scolastico spende una cifra che oscilla dai 350000 ai 500000 dollari per porre un freno alla pirateria digitale.

Tale ingente sforzo economico viene attuato dalle scuole per ottemperare a quanto disposto dal “The Higher Education Opportunity “(HEO) Act del 2008 che obbliga le scuole e gli atenei di attuare misure preventive dapprima e successivamente repressive, aventi lo scopo di individuare gli “sharer tra i banchi” che condividono o scaricano, attraverso le reti P2P, materiale protetto dal diritto d’autore.

Naturalmente, tale azione di monitoraggio risulta essere molto onerosa, in termini di costi, per gli istituti scolastici, in quanto è difficile determinare se lo studente stia condividendo file protetti dal copyright o meno.

Come se ciò non bastasse, per gli studenti rei di aver violato il copyright, manca anche la famosa “certezza della pena”, infatti sono pochi quelli che sino ad ora sono stati riconosciuti colpevoli e che sono stati disconnessi dalla Rete in maniera definitiva (spesso gli studenti-sharer se la cavano con la promessa fatta alle competenti autorità di non commettere più tale reato).

Molte scuole, per arginare il fenomeno della pirateria online, si sono affidate a dei sistemi di filtraggio come Copysense, anche se questa metodologia ha dei costi piuttosto elevati.

Negli Stati Uniti le elezioni presidenziali sono in pieno svolgimento, e sono in tanti quelli che vorrebbero l’abrogazione o quantomeno la modifica del The Higher Education Opportunity (HEO) Actallo scopo di consentire alle scuole una maggiore qualità dell’istruzione visto che le somme stanziate annualmente per combattere la pirateria sono piuttosto consistenti.

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