Un italiano per Airbnb: Francesco Rutelli

Francesco Rutelli fa parte di un team di ex-sindaci che collaboreranno con Airbnb alla ricerca di dialogo tra azienda, politica e amministrazioni locali.
Francesco Rutelli fa parte di un team di ex-sindaci che collaboreranno con Airbnb alla ricerca di dialogo tra azienda, politica e amministrazioni locali.

Quattro ex-sindaci per capire come instaurare un dialogo costruttivo tra Airbnb e le comunità municipali delle grandi città: è questo il progetto del gruppo per evitare ulteriori attriti laddove il modello Airbnb può rappresentare un rischio per le attività economiche locali invece senza essere avvertito come una opportunità per i flussi turistici.

Ma la cosa più interessante è che tra i quattro ex-sindaci ve n’è uno sicuramente molto noto in Italia per molti motivi: Francesco Rutelli, ex-sindaco di Roma e Ministro della Cultura, oggi co-presidente del Partito Democratico Europeo.

La notizia è stata annunciata da Bloomberg, secondo cui Airbnb avrebbe coinvolto, oltre a Rutelli, anche Annise Parker (Houston), Michael Nutter (Philadelphia) e Stephen Yarwood (Adelaide). Non sono chiari i motivi che hanno spinto alla scelta di queste personalità, ed in questo numero, ma è chiaro quello che sarà il loro compito: riunioni trimestrali saranno organizzate tra il team di consulenti ed i top manager di Airbnb per capire come adeguare le policy dell’azienda al fine di migliorare il dialogo con le realtà locali, evitando quegli attriti che hanno portati in passato ad una vera e propria caccia alle streghe nei confronti di Aibnb e dei suoi affiliati.

Le accuse piovute sul gruppo sono molte, ma in generale a non funzionare è la convivenza forzata delle tradizionali strutture ricettive con quello che è visto come un territorio di deregolamentazione. Airbnb, inoltre, si inserisce in un discorso ancor più ampio relativo al mondo della sharing economy: laddove Uber non è ben accetto, anche Airbnb è destinato a rispondere ai medesimi quesiti.

In Italia, però, il nome di Rutelli suona giocoforza stonato. Non è stato infatti certo dimenticato quel che l’ex-ministro ha dovuto affrontare con il famigerato portale da 50 milioni di euro, Italia.it, nonché quel “Please visit Italy” che ha rappresentato uno dei punti più discussi della comunicazione sul turismo italiano. Dalle macerie di allora l’immagine di Rutelli nel settore non è mai stata smacchiata e rivedere oggi la sua effige affiancata ad uno dei brand simbolo del turismo del nuovo millennio non può che suonare strano agli utenti italiani. Non si può tuttavia dire che a Rutelli manchi l’esperienza: da sindaco ha gestito una delle città più turistiche al mondo, affrontando peraltro proprio gli anni del Giubileo e di maggior affluenza nella città; inoltre si è professato da tempo dalla parte del sistema Airbnb, dimostrando il proprio feeling con una logica commerciale che ha bisogno di trovare il giusto linguaggio per riuscire a farsi comprendere presso le realtà locali. Queste le parole di pochi giorni or sono, pronunciate proprio da Rutelli ai microfoni AGI in occasione di una convention Airbnb nel nostro paese: «Per il Giubileo del 2000 noi avevamo “inventato” Airbnb ma non funzionò. Mi spiego: poiché credevamo che i prezzi degli alberghi fossero troppo alti con una delibera stabilimmo che ogni famiglia poteva ospitare un’altra famiglia con formula bed & brekafast. Pur essendo molto anticipativa la cosa non funziono perché non c’era internet».

L’utilità del comitato di ex-sindaci è tutta da dimostrare, ma con ogni probabilità il ruolo più importante di questi ultimi sarà quello di una sorta di lobby in favore del sistema Airbnb: il loro ruolo politico potrà fungere da ariete per portare le istanze della sharing economy nelle sale del palazzo, nel tentativo di ammorbidire l’approccio nei confronti di realtà che chiaramente configurano una rivisitazione radicale dei sistemi classici della ricettività. Il nuovo ruolo di Rutelli nel mondo del turismo sarà pertanto questo: creare un canale di dialogo tra l’azienda e il mondo politico italiano, cercando i tasti giusti da toccare con le amministrazioni locali. Per creare un dialogo invece di forzare la mano laddove la pubblica amministrazione ha spesso dimostrato di non avere particolari sensibilità per le nuove realtà online.

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