Anche il porno piange per la pirateria

Riuniti in una sessione straordinaria 65 esponenti dell'industria dell'intrattenimento pornografico hanno discusso possibili soluzioni alla piaga della pirateria che sta colpendo anche il loro settore. Una scelta è condivisa: niente DRM, non funziona
Anche il porno piange per la pirateria
Riuniti in una sessione straordinaria 65 esponenti dell'industria dell'intrattenimento pornografico hanno discusso possibili soluzioni alla piaga della pirateria che sta colpendo anche il loro settore. Una scelta è condivisa: niente DRM, non funziona

Il mondo del porno è da sempre vittima di estesa contraffazione, ma da quando si sono diffuse le connessioni a banda larga il trend ha subito una brusca impennata anche e soprattutto per il fatto che, non esistendo associazioni di categoria forti, c’è la generale percezione che nel settore il furto di materiale coperto da copyright non sia reato. Simili argomentazioni sono state al centro della conferenza/summit tra i massimi esponenti dell’industria, riuniti per prendere una decisione congiunta per la lotta alla pirateria pornografica.

A discutere del giro di affari perso, dei 2 miliardi l’anno che se ne vanno per colpa della pirateria (4% del totale degli introiti) e del fatto che solo il 20% del materiale porno che è in giro è legittimamente acquistato si sono riuniti esponenti e portavoce da 65 compagnie impegnate nell’industria pornografica.

Le soluzioni approntate e messe in discussione sono state molte, ma le più concrete giravano tutte quante intorno al concetto di avere un ente autonomo che curi gli interessi della categoria al pari di quanto fanno associazioni come la RIAA o la MPAA. A sostenere l’idea è stato Greg Piccionelli che, come riporta AVN, ha dichiarato: «se un’associazione neutrale si occupa di rincorrere i pirati e fargli causa, allora loro ci metteranno la faccia. Questo protegge anche le varie parti in causa. Crediamo che ci sia molto interesse nel nostro mercato, specialmente ora che ogni ramo della produzione sente i danni della pirateria, e le cose non possono che peggiorare esponenzialmente con l’evolvere della tecnologia».

Ormai, secondo il bilancio dei 65 riuniti riassunto da Andrew Blake, la situazione è pessima: «ridevamo tutti quando tutto questo accadde all’industria del disco: “Eh eh non ci possono toccare!” ma ora tocca anche a noi e molti di noi sono sul baratro dell’estinzione, almeno dal punto di vista finanziario».

Dal summit una cosa è emersa con generale sicurezza: qualora si dovesse optare per sistemi di vendita alternativi che scoraggino la pirateria (qualcosa di simile ad iTunes) di certo l’industria del porno non intende adottare DRM, una tecnologia che è stata definita fallimentare e sostanzialmente non funzionante.

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