Appello online della Boldrini: basta bufale

Pubblicato l'appello voluto da Laura Boldrini per dire basta alla disinformazione: un testo che si rivolge a scuola, media, social, imprese e cultura.
Pubblicato l'appello voluto da Laura Boldrini per dire basta alla disinformazione: un testo che si rivolge a scuola, media, social, imprese e cultura.

Essere informati correttamente è un diritto. Da questo principio parte l’iniziativa annunciata da Laura Boldrini, un manifesto, anzi un appello in stile change.org con un sito per la raccolta delle firme. Il titolo è uno slogan imperativo: basta bufale, per fermare un pericolo che si individua nella cosiddetta misinformation che si produce viralmente sul Web. E a scanso di equivoci mettiamo le mani avanti: noi non firmeremo.

La pagina bastabufale.it contiene un “Appello per il diritto a una corretta informazione” e conta alcuni testimonial, tra i quali Gianni Morandi, Fiorello, Carlo Verdone, il sociologo Marc Augé (teorico dei non-luoghi negli anni Novanta), Francesco Totti e Claudio Amendola: nessuna spiegazione è dovuta circa lo specifico ruolo o interesse dei singoli in questa battaglia, il che limita le loro funzioni a meri testimonial in supporto di Laura Boldrini. Ed è in seguito la stessa Boldrini (su un sito che sarebbe di fatto di sua proprietà) a spiegare il senso dell’appello, rivolgendosi direttamente ai propri follower su Facebook:

Le fake news sono operazioni che vogliono alterare il senso della realtà, come successo con la magnitudo del terremoto o i vaccini. (…) Bisogna reagire a questo stato di cose e l’appello dà a tutti la possibilità di partecipare. (…) Ho deciso di lanciare questo appello perché ritengo che il web sia un importante strumento di conoscenza e democrazia. Ma spesso anche luogo di operazioni spregiudicate, facilitate dalla tendenza delle persone a prediligere informazioni che confermino le proprie idee

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Il testo dell’appello

I primi firmatari dell’appello sono anche coloro che hanno accettato di collaborare con la stessa presidente della Camera per individuare la cornice di questa comunicazione; sono quattro specialisti di debunking, ognuno a suo modo (dal giornalismo alla ricerca scientifica): Paolo Attivissimo, Michelangelo Coltelli, David Puente e Walter Quattrociocchi. Il testo si rivolge a cinque contesti: scuola, mass media, imprese, social network e mondo della cultura. Ognuno di essi è sia vittima che carnefice, in un certo senso, secondo la visione degli estensori. Cioè la scuola ha il dovere di creare gli anticorpi alla disinformazione, i mass media devono potenziare il loro fact checking, le aziende dovrebbero selezionare le inserzioni pubblicitarie, i social network dovrebbero rafforzare le loro policy, le celebrità, specie del mondo dello spettacolo dovrebbero spendersi di più per campagne contro l’odio in Rete, l’hate speech. Come a dire: se invece non ci si impegna allora non si otterrà alcun risultato.

Scuola e Università
La scuola e l’università, che sono il motore primo per creare gli anticorpi necessari a contrastare la disinformazione, devono farsi protagoniste di un’azione culturale che tenda a sviluppare l’uso consapevole di Internet. Insegnare a usare gli strumenti logici e informatici per distinguere tra fonti affidabili o meno dovrebbe essere una priorità del sistema educativo, nell’obiettivo di sviluppare senso critico e cultura della verifica.

Informazione
In questo momento è di primaria importanza che i giornalisti e gli operatori dell’informazione aumentino lo sforzo del fact checking, del debunking – l’attività che consente di smascherare le bufale – e della verifica delle fonti. Così come gli editori dovrebbero, attraverso un investimento mirato, dotare le redazioni di un garante della qualità che sia facilmente accessibile ai cittadini, come già avviene in alcune testate.

Imprese
L’impegno passa anche per le aziende. Le loro inserzioni pubblicitarie non dovrebbero comparire su siti specializzati nella creazione e diffusione di false notizie, per non finanziare anche involontariamente la disinformazione e per non associare i propri prodotti a questi danni sociali.

Social network
In quest’ottica un ruolo cruciale lo possono svolgere i social network, che dovrebbero assumersi le loro responsabilità di media company e indirizzare le loro politiche verso una maggiore trasparenza. Per contrastare fake news e discorsi d’odio è essenziale incrementare la collaborazione con le istituzioni e le testate giornalistiche, così come un maggiore investimento in risorse umane e tecnologie adeguate a fronteggiare il problema.

Cultura, sport, spettacolo
Ai protagonisti del mondo della cultura, dello sport e dello spettacolo chiedo, in quanto personalità capaci di raggiungere un vasto numero di persone, di spendersi contro le false notizie e la diffusione dell’odio.

La firma e la newsletter

Va specificato un particolare automatismo dell’appello, spiegato nella pagina dedicata alla privacy e al trattamento dei dati: chi firma l’appello risulta automaticamente iscritto anche ad una newsletter di Laura Boldrini. La firma ha dunque duplice valenza in virtù di questo meccanismo, mettendo nelle mani della presidente della Camera i dati dei sottoscrittori e legando questi ultimi ad una newsletter contenente non meglio precisati aggiornamenti (non è chiaro se relativi alla singola campagna o se correlati al quadro più ampio delle attività della politica).

I Suoi dati sono trattati dal titolare di questo sito Laura Boldrini per elaborazioni statistiche sul successo dell’iniziativa e per l’invio di comunicazioni e aggiornamenti relativi, nonché per informare su iniziative, attività e progetti. […]  I Suoi dati sono trattati per i predetti fini dai soggetti incaricati all’elaborazione dati e sistemi informativi, alla gestione tecnica del sito, alle operazioni di realizzazione ed invio della newsletter, agli organizzatori di campagne di raccolta fondi e di progetti associativi.

Per cancellarsi dalla newsletter occorre inviare una mail con apposito soggetto per richiedere la rimozione del proprio indirizzo dall’elenco.

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