Apple ricompri se stessa

Apple si ritrova con 25 miliardi di dollari in cassa. Come usarli? Un dividendo agli azionisti, qualche acquisizione, investimenti sui prodotti? Un analista suggerisce un importante buyback: risolleverà il titolo ed consoliderà gli introiti
Apple ricompri se stessa
Apple si ritrova con 25 miliardi di dollari in cassa. Come usarli? Un dividendo agli azionisti, qualche acquisizione, investimenti sui prodotti? Un analista suggerisce un importante buyback: risolleverà il titolo ed consoliderà gli introiti

Alla comunicazione dell’ultima trimestrale, Apple ha lasciato in mano agli analisti un dato che ha solleticato le fantasie dei più: il gruppo nuota nell’oro, siede su una montagna di dollari inutilizzati ed in questo momento di grave caduta delle borse potrebbe accedere ad interessanti opportunità. C’è chi ha suggerito investimenti in nuovi prodotti, chi ha ipotizzato una acquisizione di Adobe. Ma c’è anche chi, ora, si spinge oltre rimanendo nel cortile di Cupertino: Apple ricompri se stessa.

L’ipotesi giunge da Toni Sacconaghi della Bernstein Research e la validità del suo esame si riflette nell’ampia oscillazione verso l’alto che il gruppo ha registrato nell’ultima seduta a Wall Street (prima di una chiusura in flessione che ha coinvolto tutto il listino). Secondo Sacconaghi il modo migliore per Apple di utilizzare i 24.5 miliardi di dollari in cassa è identificabile in un corposo buyback. Steve Jobs dovrebbe in ciò seguire Steve Ballmer (Microsoft ha già anzitempo annunciato medesima operazione) e questo potrebbe essere un motivo valido per declinare l’invito scherzandoci su. Le opportunità, però, sarebbero in effetti importanti.

Il calcolo di Sacconaghi vede per Apple due orizzonti differenti: un riacquisto delle azioni Apple quantificabile in 10 miliardi di dollari ed uno da 20 miliardi. Nel primo caso il gruppo vedrebbe aumentare il proprio “Earnings per Share” del 4%, nel secondo caso del 9%. Per il gruppo sarebbe inoltre una ghiotta opportunità per risollevare le sorti del titolo, approfittando peraltro della valutazione estremamente bassa che le azioni hanno raggiunto dopo aver toccato vette ben più gloriose nei mesi scorsi.

Apple non è abituata ad importanti acquisizioni: non è nella tradizione del gruppo, non sarebbe forse un buon modo per far fruttare il “tesoretto” messo da parte. Ma è in questi momenti che gli investimenti possono partorire i risultati migliori nel lungo periodo. Ricorda Fortune, ad esempio, che dopo la crisi del 2000 Steve Jobs si trovò in una situazione pressoché simile: fu da allora che Cupertino iniziò ad aprire Apple Store in tutto il mondo.

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