Bankitalia: la relazione annuale risponde a Berlusconi sui precari

Il premier Silvio Berlusconi qualche giorno fa aveva contestato, durante un’intervista a Radio anch’io, i dati di Mario Draghi, che aveva affermato il 29 maggio scorso che 1,6 milioni di persone sarebbero a rischio di restare senza aiuti economici successivamente alla perdita del proprio posto di lavoro.

Berlusconi aveva replicato al governatore della Banca d’Italia già durante il programma televisivo Porta a Porta, affermando con convinzione che in realtà le politiche economiche del governo non abbandonano i lavoratori prevedendo, in caso di perdita del lavoro, la cassa integrazione.

I dati contenuti nella relazione che Bankitalia stila ogni anno sono invece molto precisi. Si parla di numeri molto elevati di persone che rischiano di rimanere senza soldi in caso di cessazione del rapporto di lavoro in cui si trovano: 700mila lavoratori a tempo determinato, 80mila lavoratori autonomi e 450mila collaboratori.

La relazione spiega che questi numeri riguardano:

Lavoratori dipendenti privi dei requisiti di anzianità aziendale o contributiva, dirigenti e lavoratori parasubordinati per i quali non è prevista l’indennità

Ecco quindi che si torna a ribadire lo stesso concetto espresso precedentemente da Mario Draghi sulla delicata situazione in cui si trova il nostro Paese. Naturalmente questi dati sono stati redatti sulla base delle informazioni Istat, e quindi non possono tenere conto dei lavoratori irregolari, che purtroppo costituiscono un’ampia fetta della forza lavoro italiana.

I dati attualmente in possesso dell’Istat purtroppo sono evidenti. Si legge nella relazione:

«La quota di occupati nel terzo trimestre che risultava ancora occupata nel quarto trimestre è scesa nel 2008 di 0,4 punti percentuali rispetto all’anno precedente; la riduzione è stata molto più forte tra i lavoratori con contratto a termine (- 2 punti percentuali) e tra i lavoratori parasubordinati (- 6 punti percentuali)».

Secondo la relazione sono davvero esigue le risorse che lo Stato destina annualmente per prevenire fenomeni di disoccupazione. Osservando i dati di qualche anno fa è facile leggere che l’Italia destina solo lo 0.5% del Pil contro una media europea dell’1.6%.

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