Big Tent: Google mette tutti sotto la tenda

A Roma la prima conferenza di Google secondo lo stile Big Tent. Molti relatori, tra i quali il ministro Bray e Vint Cerf, e il dialogo come obiettivo.
A Roma la prima conferenza di Google secondo lo stile Big Tent. Molti relatori, tra i quali il ministro Bray e Vint Cerf, e il dialogo come obiettivo.

Si è appena conclusa la prima Big Tent italiana, un esperimento riuscito, in cui Google ha invitato moltissimi portatori di interesse e osservatori per discutere del business, dell’economia della Rete. I relatori (tra i quali Vint Cerf) hanno parlato di mobilità, di contenuti, di adattamento ai cambiamenti. Internet in Italia vale il 2% del PIL: cosa farne? Come farlo crescere?

Il BigTent si è distinto per la ricchezza dei panel, ma anche per l’assenza di qualche grande detentore di diritti, a dimostrazione di una certa difficoltà di relazione, ancora sussistente, tra contenuti e contenitori/distributori di flussi. Ma l’avvio del dialogo c’è stato eccome, come ha evidenziato Fabio Vaccarono, Country Manager Google Italia:

Oggi dobbiamo uscire dalla retorica, dalle iperboli, dal medioevo dello scontro all’illuminismo del dialogo. Abbiamo ancora posizioni differenti, ma lotteremo tutti perché si abbia sempre il diritto di esprimerle.

Il datagate è stato certamente il convitato di pietra di questo evento (a proposito: soltanto in Italia viene definito così…), citato senza tentennamenti da Vint Cerf che ha rilasciato diverse interviste e dichiarazioni oggi in Italia smentendo categoricamente che Google abbia concesso alla NSA di leggere mail e altri dati presenti sui loro server:

Non esistono cavi sotterranei che collegano i server di stato ai nostri, lo assicuro: Internet lo fatto anche io. Certo, detto questo, pur credendo nella sicurezza e considerandola un equilibrio tra diritto individuale e garanzia collettiva, credo che non dia licenza al governo di provare ad ascoltare le nostre conversazioni. Ma per evitarlo dobbiamo regolamentare i nostri principi, non la tecnologia.

Il ministro Bray, don Spadaro, Mario Calabresi

Nella giornata si sono susseguiti molti interventi, tra i quali ha lasciato ottime impressioni quello del ministro della Cultura, Massimo Bray, che è riandato con la memoria alla sua esperienza alla Treccani, affrontando la medesima questione – il passaggio carta/web – di cui ha parlato anche il direttore della Stampa, Mario Calabresi, che ha parlato della redazione a desk unico che ha abbattutto barriere architettoniche e di format e migliorato il lavoro al quotidiano torinese.
Clamoroso anche un pensiero del direttore di Civiltà cattolica, don Antonio Spadaro, che è già un tweet cult:

Anche l’hacking ha affinità, si può ricondurre alla teologia. Dio aveva previsto l’incontro tra il web e la Chiesa.

La morale dell’incontro

Al netto di tutti gli incontri e le relazioni della giornata “sotto la tenda” – che si potranno rivedere sul canale Youtube di Big Tent – la morale è facile da riassumere: la Rete è una tecnologia estremamente disruptive e bisogna adattarsi. Questo significa che sui contenuti la strada migliore è un accordo tra editori e motore di ricerca con l’arbitraggio di un governo informato e attento; che sulla privacy bisogna comprendere che dobbiamo comportarci come fossimo in un luogo pubblico, non a casa nostra; che la distribuzione di connettività è legata alla telco e in Italia c’è una grave carenza infrastrutturale che va colmata, perché la Rete non è la base, ma ciò che vi sta sopra.
Soprattutto, serve un dibattito costruttivo. Forse Google sta cercando una modalità italiana che non copi da quella francese e tedesca. Chissà a quanti politici fischieranno le orecchie, ma agli ottimi Bray e Legnini probabilmente no.


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