Cambridge Analytica prende la parola

Cambridge Analytica prova a raccontare la propria versione dei fatti sullo scandalo della gestione dei dati degli iscritti di Facebook.
Cambridge Analytica prova a raccontare la propria versione dei fatti sullo scandalo della gestione dei dati degli iscritti di Facebook.

Facebook sta subendo forti pressioni per lo scandalo di Cambridge Analytica ma poco si parla, invece, proprio della società colpevole del presunto utilizzo illecito dei dati degli utenti del social network. Società anch’essa sottoposta ad una forte pressione mediatica. Cambridge Analytica ha quindi deciso di prendere la parola, attraverso un comunicato ufficiale, raccontando dal suo punto di vista quanto è effettivamente successo.

Cambridge Analytica prova a mettere in dubbio alcune delle accuse mosse proprio da Facebook, affermando, in buona sostanza, di non aver agito in maniera illecita. Innanzitutto, la società afferma di non aver violato nessuna legge in quanto non ha in alcun modo hackerato il social network ed ha ottenuto i dati attraverso una società di ricerca che a sua volta aveva ottenuto le informazioni attraverso uno strumento fornito da Facebook. Cambridge Analytica non avrebbe, quindi, raccolto o condiviso illegalmente o in modo inappropriato i dati.

La società afferma anche di non aver utilizzato questi dati per le campagne presidenziali del 2016. Cambridge Analytica ha solo fornito sondaggi, analisi dei dati e marketing digitale per la campagna di Trump. Inoltre, la società afferma di non aver in alcun modo lavorato sul referendum inglese della Brexit. Menzione anche per Christopher Wyle che da più parti era stato definito come uno dei fondatori di Cambridge Analytica. La società afferma, invece, che Christopher Wyle abbia lavorato con loro per circa un anno, tra il 2013 ed il 2014, e che quindi non è al corrente di come l’azienda lavora oggi.

Cambridge Analytica ha poi anche denunciato questa persona per aver utilizzato i dati di sua proprietà all’interno di una nuova società da lui fondata, Eunoia.

La società afferma anche di aver ottenuto solamente i dati di 30 milioni di iscritti e non 87 milioni come ha affermato Facebook. Inoltre, tutti questi dati sarebbero stati da tempo rimossi. Proprio per questo, la società si sta sottoponendo volontariamente ad un’indagine che dovrà confermare quanto detto.

Affermazioni, dunque, molto differenti da quelle di Facebook. A questo punto, solo le indagini che sono in corso e che sono parte avanti da più parti potranno effettivamente chiarire cosa sia realmente accaduto.

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