Chiede un risarcimento di 60 milioni a Cupertino: "Apple è un avvoltoio, monitora la mia vita"

Giunge dagli Stati Uniti una curiosa notizia, tra l’inverosimile e il comico: una donna ha cercato di citare in giudizio Apple, chiedendo un risarcimento di 60 milioni di dollari a Cupertino. La motivazione? Secondo l’utente, Apple cercherebbe di monitorare costantemente la vita dei propri clienti e, tale paura, ha generato talmente tanta ansia nella donna da impedirle una normale vita online.

Leslie Carr, questo il nome dell’utente iperapprensiva, avrebbe dichiarato di aver subito un vero proprio trauma, così come riportato da Reuters. Secondo Leslie, Apple avrebbe organizzato una fitta rete di dipendenti, incaricati di spiare, controllare e monitorare la vita delle persone al di là degli schermi.

La donna ha infatti dichiarato che, a ogni tentativo di accesso alla rete tramite un notebook di Cupertino, vi sarebbe

un enorme numero di dipendenti Apple che aspettano avidamente come avvoltoi per indagare e monitorare la mia vita.

Non sono tuttavia trapelate indiscrezioni sull’eventuale metodologia messa in atto da Apple per spiare la donna e tantomeno il perché la società abbia deciso di seguire proprio questa utente. Una sorta di Grande Fratello senza motivazioni reali e giustificazioni fondate per esistere.

Fortunatamente il giudice Richard Berman, chiamato a regolare il caso “Carr vs. Apple Inc.”, ha deciso di rigettare le domande della donna: tutte le accuse sono state giudicate infondate e irrealistiche. Leslie, perciò, dovrà rassegnarsi a superare questo stravagante trauma senza l’aiuto dei 60 milioni di dollari sperati. Per tutti noi comuni mortali che, impavidi, continuiamo a navigare nonostante gli incombenti avvoltoi Apple sulle spalle, rimane la curiosità di leggere i dettagli della denuncia della donna: cosa l’avrà spinta a questo singolare “j’accuse”?

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