Cinema 2.0: i casi di successo e il non decollo di CineTma

Ecco un argomento di cui è da tanto che vorrei parlare (e al termine di questo post capirete perchè) e che ho ripescato dal cilindro grazie ad un certo concorso recentemente lanciato su YouTube.

Si tratta di YouTube Project:Direct, il concorso sponsorizzato da HP, Fox SearchLighting, e ovviamente YouTube, rivolto a tutti i registi, o aspiranti tali, i quali per poter partecipare devono realizzare un video avente i seguenti requisiti:

  • Durata compresa dai 2 ai 7 minuti;
  • Il protagonista dovrà affrontare una situazione difficile per il suo livello di maturità;
  • Deve essere recitata la seguente battuta: “I demand an explanation for these shenigans! What do you have to say?” ossia “Esigo una spiegazione per questo scherzo. Che cosa hai da dire?“;
  • Un personaggio deve passare una fotografia ad un altro personaggio;

Il regista giudicato migliore vince un viaggio premio presso un festival del cinema in qualità di ospite dove potrà incontrare membri dello staff di produzione di Fox SearchLight nonché avere visibilità sulla Homepage di YouTube a livello mondiale!

Questa iniziativa può essere considerata come un interessante esempio di fusione tra cinema e web 2.0 ma nessuno la definisce un esempio di “cinema 2.0” perchè questo concetto viene giustamente associato ad altre tipologie di progetto, quelle di cinema cosiddetto collaborativo o partecipativo. Uno di cui si è sentito molto parlare, non solo per la sua originalità ma soprattutto per il colosso che lo ha promosso, Nokia, è il progetto NseriesLovesCinema, e il suo serial movie Tigri di Carta di cui Carlo Breschi ha già parlato qui qualche mese fa.

L’altro ambizioso progetto definito dagli stessi promotori di “Cinema 2.0” o di “Open Source Cinema” è “A Swarm of Angels (ASOA)”, dove oltre alla propria partecipazione e creatività viene richiesto anche un contributo economico: l’obiettivo è infatti la realizzazione di un film equiparabile a quelli holliwoodiani finanziato però dagli utenti e non dalle major cinematografiche. Tutti coloro che infatti vogliono unirsi devono versare una quota minima di 25 dollari.

Il progetto, partito nella primavera del 2006, prevede le seguenti 3 fasi:

FUND / FILM / FLOW

  • Fund the project. Call for collaborators. Publicize and create marketing materials. Gather the first 1000 members through targeting niche online communities and parts of the blogosphere. Develop the project and infrastructure. Start script development. Open the project up to more members.
  • Film. Collaborate. Develop scripts using a ?wiki?. Crew through The Swarm. Funding drive for pre-production/production/post-production. Create marketing and final materials.
  • Flow. Master materials. Create spin-off materials. Publicize. Burn. Upload. Seed. Download. View. Remix. Share

(fonte: masternewmedia)

Il progetto è attualmente nella seconda fase e le iscrizioni sono quindi bloccate (ma sul sito gli utenti vengono comunque invitati ad iscriversi “Please sign up for an invite when we next open.”).

A Swarm of Angels ha quindi riscontrato un buon successo e un buon seguito in termini mediatici, il progetto è stato presentato e descritto su importanti fonti informative online come The Guardian, Forbes, Boing Boing, Business Week, e tanti altri.

La stessa sorte però sembra non averla l’iniziativa analoga lanciata in Italia da Finpiemonte e Regione Piemonte chiamata “CineTma”, dove la T rappresenta la città di Torino. Il progetto è dichiaratamente ispirato a “A Swarm of Angels”, di cui ne adotta le principali caratteristiche, con in più la presenza dell’amministrazione pubblica così motivata:

Le PP.AA giocano un ruolo determinante scommettendo su un modello di sviluppo collaborativo e diffuso in cui le tecnologie funzionano come elemento agevolante per l’interazione di N individui con un medesimo obiettivo creativo e di sviluppo, la cui ricaduta è democratica per estensione e pervasiva per profondità. Infatti, l’intento di ridurre drasticamente il numero di intermediari tra i produttori ed i fruitori del prodotto culturale implica una nuova concezione delle politiche a sostegno dell’industria creativa che parte da tre considerazioni fondamentali.

  • liberare le potenzialità creative dei cittadini secondo un modello di sviluppo democratico e non elitario, a cui le PP.AA possono e devono dare un contributo deciso;
  • indirizzare forme di produzione e distribuzione nuove del contenuto audiovisivo e forme sostenibili di appropriabilità del contenuto stesso, contribuendo a creare un bacino di competenze indispensabile per sostenere e vivacizzare l’economia del futuro;
  • appoggiare le potenzialità creative e produttive residenti nel territorio per favorire una metamorfosi del tessuto sociale ed economico sulla base di un arricchimento delle attività produttive e del relativo indotto.

Anche in questo caso viene chiesto agli utenti di essere soggetti finanziatori versando un piccolo contributo di 35 euro.

Tutte le altre informazioni disponibili su questa iniziativa sono reperibili sul sito/blog cinetma.org che, ahimè, non è più stato aggiornato dopo il primo post risalente al 16 dicembre 2006.

Mi sembra di capire che il progetto non sia nemmeno in procinto di partire e mi chiedo perchè. Ci possono essere mille motivi diversi, secondo voi quali sono? Questo genere di progetti non è adatto al paese Italiano? La componente pubblica ha influito negativamente e ha rallentato se non bloccato la partenza dell’iniziativa? Non è stato comunicato in maniera adeguata?

Forse è un insieme di tutte queste cose, peccato però perchè sarebbe potuto diventare un interessante caso nel panorama diciamo “2.0” Italiano.

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