Consultazione pubblica sui principi di Internet

Il ministro dell'Istruzione lancia una consultazione pubblica sui principi fondamentali di Internet. Per ora soltanto dieci contributi.
Il ministro dell'Istruzione lancia una consultazione pubblica sui principi fondamentali di Internet. Per ora soltanto dieci contributi.

Una consultazione pubblica per raccogliere le idee più votate e portarle in un documento che riassuma la posizione italiana su Internet nel mondo. Il ministro Francesco Profumo ha lanciato questa iniziativa, nell’ottica del prossimo Internet Governance Forum di Baku. Ne sta uscendo un testo sintetico, una piccola Carta dei principi fondamentali che si potrebbe considerare come un emendamento, un allegato alla Costituzione. Perché la Rete è democrazia.

Basta leggere i principi (PDF) che al momento sono stati riassunti prima della consultazione – che proseguirà fino al 1° novembre – per comprendere come le 22 sezioni dove sono e saranno raccolti i pareri dei portatori di interesse e di tutti i cittadini che vogliono dire la loro su dati temi sia un’occasione importante per un dibattito aperto su Internet. Non c’entra con l’Agenda Digitale, che è un calendario, né con Restart Italia, che invece si occupa delle startup d’impresa: la consultazione vuole ribadire a livello internazionale il punto di vista di un paese intero:

La governance di Internet non può prescindere dall’apporto e dalla partecipazione attiva dei netizens, ossia coloro che quotidianamente usano e costruiscono la rete e le sue applicazioni.

Nel documento ci sono già alcuni principi molto interessanti, ed è stato fatto notare come ce n’è uno abbastanza clamoroso, se si considera quanto è stato fatto e che mentalità avevano i governi e i ministri precedenti: sui contenuti protetti da copyright, il testo incoraggia «l’adozione di modelli compatibili con la circolazione online dei contenuti creativi». E si sottolinea anche che gli operatori «non sono obbligati ad agire da controllori della protezione delle proprietà intellettuale in ambiente digitale». Insomma, una direzione opposta allo spirito di leggi come l’Hadopi in Francia.

Consultazione sul sito del MIUR

Sul sito del MIUR è possibile consultare le proposte, commentarle e aggiungerne di nuove

Il progetto si snoda lungo i principi fondamentali, come la cittadinanza, il consumo, la sicurezza e neutralità della rete. Il principio cardine è quello suggerito dallo stesso ministro: «Internet è un bene comune, che fa bene allo Stato». Il sistema prevede di poter sfogliare le idee pervenute nel sul sito per popolarità, per ultimo inserimento, per tema.

Questi contributi permetteranno di emendare, arricchire e aggiustare il documento di base, trasformandolo in un crowdsourcing. Vi si trovano, al momento, soltanto dieci contributi, obiezioni sui limiti della neutralità della rete, suggerimento sull’utilizzo di Internet come strumento di controllo da parte dei cittadini dell’operato della pubblica amministrazione. E c’è chi, come il cittadino-utente dgiorio, afferma esplicitamente che la nostra Costituzione non tutela i diritti digitali:

La nostra Costituzione è moderna e garantista, assicura la massima tutela della libertà di espressione, di stampa, di tutela della dignità umana. Tuttavia la tutela dei diritti digitali è sempre stata assicurata per estensione analogica di diritti del mondo reale. Ad esempio la tutela della corrispondenza estesa anche alle e-mail. Tuttavia sarebbe opportuno che questi “diritti digitali” venissero recepiti in modo espresso nella nostra Carta Costizionale, quale riferimento fondamentale per la costruzione del diritto positivo.

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