E' nei diamanti la sicurezza del web

Un diamante di 1/1000 di millimetro fuso in una fibra ottica grande quanto un capello: in questa tecnologia potrebbe passare il futuro della comunicazione online, dove un fascio da 1 solo fotone garantirebbe la sicurezza assoluta delle trasmissioni
E' nei diamanti la sicurezza del web
Un diamante di 1/1000 di millimetro fuso in una fibra ottica grande quanto un capello: in questa tecnologia potrebbe passare il futuro della comunicazione online, dove un fascio da 1 solo fotone garantirebbe la sicurezza assoluta delle trasmissioni

Un nuovo sistema in grado di garantire maggiore sicurezza nelle transazioni dei dati sul web potrebbe presto essere in cantiere. L’idea è semplice ma solo da poco è stata resa possibile grazie alle sperimentazioni di James Rabeau, ricercatore dell’Università di Melbourne: la trasmissione dei dati dovrebbe infatti avvenire in una fibra ottica nella quale è stato fuso un micro-diamante.

La pietra usata nell’esperimento è di 1/1000 di millimetro ed è tale da rendere possibile la trasformazione della luce in un fascio grande un solo fotone. Nella fisica il fotone è considerato una particella elementare di cui è costituito ogni normale fascio di luce (normalmente, però, la luce è costituita da miliardi di fotoni messi assieme). Un fascio di un solo fotone è difficilmente identificabile e, soprattutto, di difficile interpretazione, il che garantirebbe standard di sicurezza molto più elevati rispetto a quelli attuali.

Al momento la maggiore difficoltà in cui si è imbattuto il progetto è nella distanza delle trasmissioni possibili: il fascio da un fotone non è infatti attualmente amplificabile e ad oggi non è dunque possibile mantenere una comunicazione efficiente oltre circa i 100km di distanza. Le applicazioni possibili sono però molte e l’importanza di uno strumento similare potrebbe rivelarsi una chiave strategica su mercati quali quello militare o quello finanziario. Il team a capo della scoperta ha infatti immediatamente raccolto ampi consensi, un premio formale e ben 3.3 milioni di dollari australiani (pari a poco meno di 2 mln di euro) di fonte governativa per intraprendere le prime sperimentazioni concrete e per trovare una rapida applicabilità pratica al tutto. Secondo quanto comunicato un brevetto sarebbe stato immediatamente registrato in tutto il mondo a tutela della scoperta.

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