Edutainment propagandistico

Il National Center For State Courts, un’associazione non profit statunitense che si pone l’obiettivo di migliorare la consapevolezza delle leggi negli Stati Uniti d’America, ha distribuito 50.000 copie di un albo a fumetti da 24 pagine (formato standard statunitense) nelle scuole.

L’albo in questione racconta la storia di una ragazza che ha scaricato materiale audiovisivo protetto da diritto d’autore attraverso il file sharing (perchè gliel’aveva insegnato un amico) e viene beccata dalla polizia.

Lei e la sua famiglia (incarnata da una nonna che combatte, vincendola, un’altra battaglia legale parallela per mantenere la proprietà della propria abitazione) si battono ma chiaramente soccomberanno di fronte alla giustizia trionfante che come una scure si abbatte contro chi non ne ha avuto rispetto e gli leva tutto (compresa la borsa di studio).

Lo scopo sostanzialmente è educare i bambini di tutte le età scolari sul sistema con il quale opera la giustizia e su cosa accada in un’aula di tribunale rispetto a quel che si vede in televisione” ha dichiarato Lorri Montgomery del settore comunicazione del NCSC.

Curioso quindi che come hanno fatto notare in molti e non ultimo il Wired, la parte legale della trama sia sbagliata oltre che terroristica.

Si afferma che il reato di lesione del diritto d’autore sia un crimine sotto la giurisdizione locale (cosa non vera negli Stati Uniti) ma soprattutto si afferma che il responsabile legale sia chi scarica, mentre lo è invece chi diffonde.

Sembra difficile pensare che si tratti di una svista: più probabile si tratta di una volontaria forzatura della realtà utile a mettere paura più che educare (vedasi anche la drammatizzazione di molte scene), veicolando disinformazione e la solita visione distorta dell’equilibrio tra legalità e illegalità.

Il bello è che, lo sa bene chiunque ricordi i tempi della scuola, l’influenza di un simile volano propagandistico-statale sui ragazzi in età scolare è pressochè nulla.

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