Eolas, sentenza rivoltata in favore di Microsoft

La vicenda dei brevetti Eolas, spauracchio di Microsoft e dello stesso W3C che ha collaborato con l'azienda di Redmond, vive un colpo a sorpresa: la prima sentenza è stata rivoltata in sede d'appello. Eolas dovrà restituire risarcimento e interessi
La vicenda dei brevetti Eolas, spauracchio di Microsoft e dello stesso W3C che ha collaborato con l'azienda di Redmond, vive un colpo a sorpresa: la prima sentenza è stata rivoltata in sede d'appello. Eolas dovrà restituire risarcimento e interessi

Eolas, nome reso famoso dal procedimento legale intentato contro Microsoft, subisce una importante sconfitta in sede d’appello: i 521 milioni di dollari già versati da Microsoft alla piccola azienda guidata da Michael Doyle dovranno infatti essere restituiti con gli interessi, e soprattutto decade ogni pendenza relativa ai brevetti contestati all’azienda di Redmond.

Il fatto emerse quando la Eolas Technologies chiese risarcimento per l’uso di un meccanismo sfruttato all’interno delle ActiveX usate da Internet Explorer. Secondo l’azienda, in questa vicenda affiancata dall’Università della California, Microsoft avrebbe dovuto rimborsare per l’uso improprio di una tecnologia altrui: il primo giudice diede ragione a Eolas, e Microsoft fu costretta a risarcire nonchè ad impegnarsi al fine di interrompere l’uso delle ActiveX (operazione mai concretamente avvenuta).

La prima mossa di Microsoft fu il rigettare la sentenza ricorrendo in appello. In più, Microsoft ha addirittura minacciato l’intenzione di chiedere la revoca stessa del brevetto Eolas, giudicando il tutto irregolare in nome di alcuni documenti interni al W3C. Tim Berners-Lee ha infine offerto il proprio importante sostegno a Microsoft operando nel senso di una revoca del brevetto n°5.838.906, soluzione che avrebbe implicato minori costi alla comunità degli sviluppatori (costretti ad allontanarsi dalle ActiveX). Le pressioni del W3C vanno a buon fine ed il brevetto viene revocato dal US Patent and Tradement Office nel Marzo 2004.

Il finale della vicenda ruota attorno al Viola Browser di Perry Pei-Yuan Wei, strumento con il quale Microsoft intende appropriarsi della “prior art” (priorità di ideazione) del codice contestato. Il primo giudice, James Zagel, non ha considerato valido tale espediente in quanto il browser è poi stato dimenticato, invalidando i diritti Microsoft. In sede d’appello l’impostazione è stata rivoltata sulla scia della revoca del brevetto, così come la sentenza: il progetto Viola è stato girato a Sun, dunque non abbandonato. Ne consegue la non decadenza della priorità di ideazione e la vittoria di Golia su Davide, di Microsoft su Eolas.

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