Era tutto sbagliato: ecco da dove viene davvero la Luna

Analisi isotopiche di ferro, molibdeno e zirconio indicano che Theia si formò nel Sistema Solare interno: spiega le somiglianze chimiche tra Terra e Luna e aggiorna i modelli dell'impatto gigante.
Analisi isotopiche di ferro, molibdeno e zirconio indicano che Theia si formò nel Sistema Solare interno: spiega le somiglianze chimiche tra Terra e Luna e aggiorna i modelli dell'impatto gigante.
Era tutto sbagliato: ecco da dove viene davvero la Luna

Un nuovo capitolo si apre nella nostra comprensione dell’origine della Luna, grazie a un’indagine chimica di straordinaria precisione che coinvolge tre elementi chiave: ferro, molibdeno e zirconio. Un recente studio pubblicato su Science riscrive le regole del gioco, mettendo in discussione alcune delle ipotesi più accreditate sulla nascita del nostro satellite. L’analisi dettagliata degli isotopi di ferro nei campioni lunari e terrestri rivela una somiglianza così marcata da spostare il dibattito scientifico verso scenari inediti: la Luna non sarebbe il risultato di un impatto con un corpo proveniente dalle regioni più remote del Sistema Solare, ma il frutto di una collisione tra la Terra primitiva e Theia, un pianetesimo nato nello stesso ambiente cosmico della nostra casa planetaria.

Questo risultato sorprendente si basa su una combinazione di tecniche avanzate: misurazioni isotopiche ad altissima risoluzione, abbinate a modelli dinamici che ricostruiscono le orbite dei corpi celesti nella fase primordiale del Sistema Solare interno. L’elemento che più di ogni altro ha permesso di tracciare l’origine della Luna è il ferro, in particolare nella sua distribuzione isotopica. Poiché la proporzione degli isotopi di ferro cambia sensibilmente in base alla distanza dalla protostella madre durante la formazione del disco protoplanetario, la quasi perfetta corrispondenza tra i campioni lunari e terrestri costituisce una prova schiacciante di una provenienza comune.

In passato, la teoria dell’impatto gigante suggeriva che la Luna si fosse formata in seguito alla collisione tra la Terra e un corpo di origine ignota, forse proveniente dalle zone più esterne del Sistema Solare. Tuttavia, questa nuova indagine ribalta la prospettiva: Theia non era un corpo estraneo, ma un pianetesimo nato nello stesso anello di materia che diede origine alla Terra. Le caratteristiche di Theia sono state delineate con precisione: una massa compresa tra il 5% e il 10% di quella terrestre, la presenza di un nucleo metallico e una storia che si intreccia indissolubilmente con quella del nostro pianeta.

Gli scienziati hanno analizzato non solo il ferro, ma anche elementi come il molibdeno e lo zirconio, che offrono indizi preziosi sulle condizioni di formazione dei corpi planetari. Questi elementi, grazie alle loro “firme chimiche”, permettono di ricostruire la storia della materia che compone la Luna e la Terra, gettando nuova luce sulla dinamica del disco protoplanetario. La presenza di un nucleo metallico in Theia suggerisce che la differenziazione interna – il processo che separa metalli e silicati nei corpi planetari – fosse già avvenuta prima dell’impatto, contribuendo così alla composizione chimica finale della Luna.

Nonostante la forza delle nuove evidenze, la comunità scientifica mantiene un approccio prudente. Alcuni ricercatori sottolineano che scenari alternativi, come l’ipotesi della sinestia – una struttura a disco vaporizzato post-impatto – o modelli che prevedono un mescolamento estremo dei materiali dopo la collisione, non possono essere esclusi. Rimangono domande cruciali: in che modo i materiali di Terra e Theia si sono mescolati durante l’impatto? Quale percentuale della Luna deriva dall’uno o dall’altro corpo? Che ruolo ha avuto il calore generato dalla collisione nella successiva evoluzione della Terra primordiale?

Gli autori dello studio propongono di estendere le analisi a nuovi isotopi e a meteoriti provenienti da diverse regioni del Sistema Solare, con l’obiettivo di mappare la variabilità chimica della nebulosa solare originaria. Questa nuova prospettiva implica che i processi di formazione planetaria nel Sistema Solare interno producessero corpi con composizioni simili, suggerendo che pianeti rocciosi “gemelli” potrebbero essere comuni anche in altri sistemi stellari. Le implicazioni vanno ben oltre la storia della Luna: comprendere come si sono formati i nostri vicini cosmici ci permette di rispondere a interrogativi fondamentali sull’unicità della Terra e sulle probabilità di trovare mondi simili nel vasto universo.

Il quadro che emerge è complesso ma affascinante: la Luna non è più vista come un corpo estraneo, ma come una vera “sorella” della Terra, nata dalla stessa polvere stellare e forgiata nello stesso crogiolo cosmico. Il futuro della ricerca si giocherà sulla capacità di leggere, con strumenti sempre più raffinati, la memoria chimica impressa nei minerali e negli isotopi, svelando così nuovi segreti sulla nascita dei pianeti e sulla nostra stessa origine.

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