Facebook, 10 milioni di multa dall'Antitrust

Agcm ha sanzionato Facebook con 10 milioni di euro per non aver informato in modo esaustivo gli utenti circa l'uso dei loro dati.
Agcm ha sanzionato Facebook con 10 milioni di euro per non aver informato in modo esaustivo gli utenti circa l'uso dei loro dati.

Anche l’Italia bacchetta Facebook, e lo fa con una multa salata. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) ha sanzionato Facebook con 10 milioni di euro di ammenda per non aver informato in modo esaustivo gli utenti circa l’uso che il social network avrebbe fatto dei loro dati.

L’istruttoria era stata avviata da Agcm lo scorso aprile, e con questa multa – stabilita il 29 novembre – il capitolo si chiude definitivamente. Nello specifico due i codici del Consumo violati, il 21 e il 22 che, come si può leggere nel comunicato stampa di Agcm

induce ingannevolmente gli utenti consumatori a registrarsi nella piattaforma Facebook, non informandoli adeguatamente e immediatamente, in fase di attivazione dell’account, dell’attività di raccolta, con intento commerciale, dei dati da loro forniti, e, più in generale, delle finalità remunerative che sottendono la fornitura del servizio di social network, enfatizzandone la sola gratuità; in tal modo, gli utenti consumatori hanno assunto una decisione di natura commerciale che non avrebbero altrimenti preso (registrazione al social network e permanenza nel medesimo). Le informazioni fornite risultano, infatti, generiche e incomplete senza adeguatamente distinguere tra l’utilizzo dei dati necessario per la personalizzazione del servizio (con l’obiettivo di facilitare la socializzazione con altri utenti “consumatori”) e l’utilizzo dei dati per realizzare campagne pubblicitarie mirate.

Secondo l’Autorità Facebook, in violazione degli artt. 24 e 25 del Codice del Consumo,avrebbe esercitato un atteggiamento definito “aggressivo”, come si legge sul comunicato:

Facebook attua una pratica aggressiva in quanto esercita un indebito condizionamento nei confronti dei consumatori registrati, i quali subiscono, senza espresso e preventivo consenso – quindi in modo inconsapevole e automatico- la trasmissione dei propri dati da Facebook a siti web/app di terzi, e viceversa, per finalità commerciali. L’indebito condizionamento deriva dall’applicazione di un meccanismo di preselezione del più ampio consenso alla condivisione di dati. La decisione dell’utente di limitare il proprio consenso comporta, infatti, la prospettazione di rilevanti limitazioni alla fruibilità del social network e dei siti web/app di terzi; ciò condizionagli utenti a mantenere la scelta pre-impostata da Facebook.

Dal canto suo Facebook, attraverso un portavoce, ha dichiarato ad Ansa:

Stiamo esaminando la decisione e speriamo di poter lavorare con loro per fare chiarezza in merito a quanto contestato. Quest’anno abbiamo reso più chiare le nostre Condizioni d’uso e le nostre normative, in modo da aiutare le persone a capire meglio come utilizziamo i dati e come funziona il nostro business. Abbiamo anche reso le nostre impostazioni sulla privacy più facili da trovare e utilizzare e lavoriamo costantemente per migliorarle. Le persone hanno il possesso e il controllo delle loro informazioni personali su Facebook

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