Facebook, 4 studenti battono le bufale

Un gruppo di ragazzi ha scritto un algoritmo in un giorno e mezzo che cerca di risolvere il problema delle false notizie che circolano su Facebook.
Un gruppo di ragazzi ha scritto un algoritmo in un giorno e mezzo che cerca di risolvere il problema delle false notizie che circolano su Facebook.

Il problema delle false notizie presenti all’interno di Facebook che avrebbero aiutato in qualche modo la vittoria di Donald Trump alle presidenziali è un tema molto caldo di cui si sta dibattendo moltissimo in questi giorni. Su questo tema si sta dicendo ogni giorno il contrario di quello affermato il giorno precedente, ma la realtà è che il social network ha un problema e cioè deve lavorare di più per eliminare il problema delle notizie false che circolano con troppa facilità all’interno della piattaforma.

Come riporta il Washington Post, una soluzione ai problemi di Facebook potrebbe arrivare da un gruppo di quattro ragazzi, Anant Goel, Nabanita De, Qinglin Chen e Mark Craft, che avrebbero rapidamente risolto il problema del social network. Nel corso di una hackathon alla Princeton University, questi ragazzi sarebbero riusciti a risolvere il problema delle false notizie di Facebook in appena un giorno e mezzo. Questo mini team avrebbe progettato un algoritmo in grado di individuare e di distinguere le notizie false da quelle vere e di etichettarle all’interno del social network. Rivoluzione? Non propriamente vista l’estrema complessità del tema, tuttavia una proposta tra molte per portare avanti la ricerca di una soluzione.

Il sistema creato, chiamato dai ragazzi “Fib” funziona attraverso un’estensione per il browser Google Chrome che va a taggare i link come verificati e non verificati in base a diversi fattori esterni. In caso di notizie dubbie e non verificate gli utenti saranno reindirizzati alla stessa notizia, ma su di una fonte maggiormente credibile, se esiste ovviamente.

Il team di ragazzi ha reso l’algoritmo open source ma per un certo periodo è risultato inaccessibile a causa della forte domanda. L’auspicio è che anche Facebook possa prendere spunto dal lavoro di questi ragazzi.

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