FBI, nuove richieste per lo sblocco di un iPhone

L'FBI entra in possesso dell'iPhone impiegato dall'attentatore nella recente strage in Minnesota, non è dato sapere se chiederà aiuto ad Apple.
L'FBI entra in possesso dell'iPhone impiegato dall'attentatore nella recente strage in Minnesota, non è dato sapere se chiederà aiuto ad Apple.

FBI e Apple, la storia si ripete. A qualche mese dalla contrapposizione per lo sblocco di un iPhone 5C impiegato nella strage di San Bernardino, conclusasi con il diniego di Cupertino e l’accesso autonomo al device da parte dell’agenzia federale, giunge notizia di un altro caso analogo. A quanto parte, l’FBI sarebbe entrata in possesso dell’iPhone di Dahir Adan, terrorista che qualche settimana fa ha ucciso 10 persone in Minnesota, e sarebbe alla ricerca di un aiuto per accedere ai dati conservati sul device.

Il caso aveva generato forte preoccupazione nell’opinione pubblica: il massacro perpetrato da Adan, quest’ultimo ucciso dalla polizia, era stato infatti rivendicato dall’ISIS. L’FBI, tuttavia, aveva spiegato come non vi fossero contatti palesi con lo Stato Islamico. Contatti che, qualora davvero esistessero, potrebbero essere ben celati nell’iPhone di cui l’agenzia federale è recentemente entrata in possesso.

In occasione di una recente conferenza stampa in quel di St. Cloud, sempre in Minnesota, l’agente speciale Rich Thorton ha confermato il possesso dell’iPhone di Adan da parte dell’FBI, specificando come lo smartphone sia protetto da una password alfanumerica.

L’iPhone di Dahir Adan è bloccato. Stiamo valutando le nostri opzioni legali e tecniche per ottenere accesso al device e ai dati che potrebbe ospitare.

Al momento, sembra che l’FBI non abbia avanzato una richiesta esplicita a Cupertino, anche se l’opzione appare tutto fuorché remota. Si viene a configurare una situazione analoga a quella relativa allo smartphone di San Bernardino, quando Apple rifiutò, con tanto di lettera aperta, l’introduzione di una backdoor che avrebbe potuto facilitare i compiti dell’agenzia federale. A partire da iOS 8, infatti, l’azienda californiana non conserva le chiavi personali della crittografia dell’utente e, per questo, non può fornire l’accesso ai dispositivi anche in presenza di un mandato, a meno che non venga profondamente modificata la natura del sistema operativo.

Non è dato sapere come questa vicenda si concluderà, anche perché le precedenti polemiche hanno catalizzato l’intero universo hi-tech, tanto che le principali società tecnologiche mondiali si sono schierate a fianco di Apple. Chissà, allora, che l’FBI non decida nuovamente di procedere in modo autonomo allo sblocco.

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