Flex: l'Internet ricco di Macromedia

Il Web del futuro secondo Macromedia. Flex è la nuova infrastruttura per la gestione di Rich Internet Applications. Tra le novità anche MXML, un nuovo linguaggio per la creazione di interfacce
Il Web del futuro secondo Macromedia. Flex è la nuova infrastruttura per la gestione di Rich Internet Applications. Tra le novità anche MXML, un nuovo linguaggio per la creazione di interfacce

Macromedia ha rilasciato lo scorso lunedì 17 le prime specifiche di Macromedia Flex, la nuova architettura per lo sviluppo e la distribuzione di Rich Internet Applications (RIA). Il nuovo strumento, inizialmente chiamato in codice Royale, è stato progettato da Macromedia con l’intenzione di fornire una nuova infrastruttura per lo sviluppo delle applicazioni ad alto contenuto multimediale e interattivo basate su una grafica accattivante e d’impatto.

Flex non sostituirà Flash, ma ne continua l’idea di fondo, espandendola ancor di più. Macromedia è da tempo impegnata, dietro l’efficace slogan “Experience Matters”, a proporre un’idea di Internet che vada al di là delle possibilità offerte dall’HTML. Accanto ad un Internet statico, la casa di San Francisco oppone il suo Internet dinamico, fatto di “esperienze” da comunicare all’utente attraverso strumenti sempre più semplici da usare e sempre più interattivi. Flex sarà il cuore di tutto questo, e mai come prima d’ora Macromedia sembra impegnata a far sì che diventi uno standard.

La fase di prova del prodotto è appena partita e Macromedia ha fatto sapere che il prodotto stabile, pronto per la commercializzazione, sarà disponibile nella prima metà del 2004. Chi volesse può iscriversi al programma di beta testing direttamente dalle pagine Macromedia.

Tecnicamente Flex è definito come un “presentational server and application framework”. Flex è prima di tutto un server che permette di offrire una presentazione grafica, un’interfaccia a dei tipi di dati, in secondo luogo è un’infrastruttura in grado di elaborare e distribuire istruzioni scritte in un determinato linguaggio di “programmazione”.

Flex utilizza principalmente due linguaggi per lo sviluppo delle applicazioni da distribuire: un linguaggio dichiarativo basato su XML e un linguaggio ad oggetti per consentire l’interattività con l’utente. Il linguaggio dichiarativo è stato chiamato MXML (Macromedia Flex Markup Language ) e verrà utilizzato per la creazioen e la gestione dell’interfaccia mentre il linguaggio ad oggetti è il già noto ActionScript 2.0. Le istruzioni vengono elaborate da un Application Server basato su J2EE (Java 2 Enterprise Edition) mentre ben presto sarà supportata anche l’infrastruttura .NET.

Verà novità di questo primo scenario è dunque il nuovo linguaggio MXML utilizzato per la strutturazione delle interfacce che consentiranno l’interazione con l’utente. Il linguaggio ricorda molto da vicino sia XUL, utilizzato da Mozilla per la gestione delle componenti del browser, sia XAML, il nuovo linguaggio di Microsoft utile per la gestione delle componenti visuali del futuro sistema operativo Longhorn.

Secondo Macromedia, MXML è più semplice da utilizzare, più flessibile e più espandibile delle normali istruzioni utilizzate per la creazione di interfacce. Per creare, ad esempio, due form e un pulsante che copi il contenuto di un form ad un altro si usa un codice come quello seguente:

<?xml version=”1.0″ encoding=”iso-8859-1″?>
<mx:Application xmlns:mx=”http://www.macromedia.com/2003/mxml”>
   <mx:TextInput id=”source” width=”100″/>
   <mx:Button label=”Copy” click=”destination.text=source.text”/>
   <mx:TextInput id=”destination” width=”100″/><BR>
</mx:Application>

Questo è il risultato che avremo:

Figura 1
ll
Esempio tratto dall’articolo An Overview of MXML, the Macromedia Flex Markup Language del Macromedia Developer Center.

Per un nuovo server è necessario anche un client e per Macromedia Flex sarà l’onnipresente Flash Player 7 che può contare su una base installata di oltre il 95 per cento dei computer. I dati sono elaborati dall’Application Server, trasformati in bytecode e successivamente inviati per l’elaborazione – che dunque sarà “lato client” – al Flash Player o al dispositivo di elaborazione alternativo.

Naturalmente i linguaggi Flex possono accettare i Fogli di Stile per la gestione della presentazione e il formato SVG per la visualizzazione della grafica assieme ad altri linguaggi di programmazione. La struttura XML garantisce una compatibilità verso tutti i linguaggi limitrofi, come ad esempio XSLT. Per la scrittura del codice si può utilizzare, come precisa Macromedia, qualsiasi editor testuale, a partire da Blocco Note. Tuttavia la massima flessibilità sarà garantita da Brady, l’editor di sviluppo dedicato a Flex basato su Dreamweaver 2004 tuttora in fase di beta test.

Con Flex, Macromedia cala il suo asso principale per lo sviluppo di quello che Forrester Research chiama “X Internet”, ossia l’Internet basato sulle applicazioni e su una maggiore ricchezza di dati. La “X” di Forrester significava “EXecutable”, Macromedia l’ha rivoltata di segno e la rende “EXperience”: non più dalla parte delle macchine ma dalla parte delle persone.

Una nova esperienza di coinvolgimento per attirare più sviluppatori e per abbracciare l’Internet del futuro. Con IBM al fianco (che offre già un buon supporto verso Flex), Macromedia cercherà di togliersi di dosso l’identificazione troppo netta con Flash per metter mano al cuore stesso del Web: le sue applicazioni, la sua infrastrtuttura, l’interazione con l’utente e tutto ciò che potrà essere veicolato attraverso interfacce più coinvolgenti.

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