Foursquare sbarca su OpenStreetMap

Foursquare abbandona Google Map per approdare su OpenStreetMap: maggiore flessibilità di sviluppo, una buona personalizzazione e minore spesa.
Foursquare abbandona Google Map per approdare su OpenStreetMap: maggiore flessibilità di sviluppo, una buona personalizzazione e minore spesa.

Foursquare, noto social network basato sulla geolocalizzazione, abbandona Google Maps a favore delle mappe crowdsourcing realizzate dal progetto OpenStreetMap. Ad annunciarlo è la stessa azienda sul proprio blog, spiegando che la decisione permetterà di aggiornare continuamente le informazioni geografiche senza dipendere da un provider esterno o pagare per la licenza di una mappa. Per supportare le nuove mappe, Foursquare sta collaborando con MapBox, una startup che utilizza i dati di OpenStreetMap e si definisce “una bella alternativa a Google Maps”.

Sul suo blog, Foursquare spiega: «Come startup, spesso pensiamo a come potremmo rendere la vita più facile alle altre startup». La scelta è avvenuta per tre motivi: l’utilizzo di OpenStreetMap, servizio destinato a migliorare nel tempo; la flessibilità di progettazione che permette di scegliere font e colori da abbinare al resto dell’applicazione; il fatto che l’applicazione è basata su Leaflet, una libreria java script open-source. Foursquare ha anche mostrato i prezzi richiesti da Google Map, evidenziandolo come altro motivo (ultimo, ma non certo il minore) per cui la società ha deciso di passare alla concorrenza.

OpenStreetMap è un progetto molto vasto e i rapporti con Google sono stati finora tumultuosi. Ad esempio, qualcuno con un indirizzo IP di Google avrebbe tentato nel recente passato di boicottare il progetto inserendo informazioni errate all’interno di diverse città, come percorrenze a senso unico in zone dove in realtà non sono presenti.

Dopo l’incontrastato dominio da parte di Google Map negli anni passati, altre società si stanno affacciando sul mondo della geolocalizzazione web e il progetto OpenStreetMap, che affonda le sue radici nel crowdsourcing, quindi con un sistema di ricerca e sviluppo collaborativo come potrebbe essere quello di Wikipedia, potrebbe davvero avere le carte in regola per impensierire il servizio di Mountain View.

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