Google AdSense non è un direttore!

Qualche tempo fa mi è capitato di registrare un singolare “incidente” pubblicitario capitato niente meno che al sistema di advertising più noto e diffuso al mondo: Google AdSense.

Girovagando nel portale Libero, sono capitato su una notizia che, in termini non certo lusinghieri, descriveva le spregiudicate (e illegali) tecniche di prezzatura dei profumi adottate dai cartelli internazionali del settore.

Caso ha voluto (o forse sarebbe meglio dire “algoritmo ha voluto…”) che nella stessa pagina fosse presente un box di annunci contestuali di Google in cui comparivano nomi di profumerie inserzioniste, una delle quali dal nome molto in tema.

L’effetto di questo mash-up pubblicitario (visibile cliccando sull’immagine in questo post) è per alcuni versi divertente, ma editorialmente deve far riflettere. Da giornalista, con qualche anno di esperienza alle spalle, ho maturato una certa sensibilità agli azzardati accostamenti spaziali tra pubblicità e contenuti. Non a caso nella scelta dei timoni dei prodotti editoriali il direttore verifica sempre anche questi aspetti (o quanto meno dovrebbe farlo). Ma se le pagine del Web 2.0 con le logiche del mash-up si autogenerano, chi controlla questa coerenza? Google AdSense non è un direttore… e si vede!

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