Google cambia policy per gli annunci politici?

Dopo che Twitter ha vietato completamente le pubblicità politiche sulla piattaforma, in Google cominciano discussioni interne sulla questione.
Google cambia policy per gli annunci politici?
Dopo che Twitter ha vietato completamente le pubblicità politiche sulla piattaforma, in Google cominciano discussioni interne sulla questione.

Anche in Google sono iniziate le discussioni riguardo gli annunci pubblicitari politici e il colosso sta pensando di apportare modifiche alla sua policy. Lo riporta il Wall Street Journal: tutto questo avviene a circa un anno dalle elezioni presidenziali USA del 2020 e a pochi giorni dal ban completo di Twitter per quanto riguarda le pubblicità politiche.

Google avrebbe tenuto delle riunioni interne riguardo a possibili modifiche alla policy: le prime informazioni coi dipendenti saranno condivise già a partire da questa settimana. Le modifiche alle regole sulle pubblicità politiche potrebbero interessare sia il motore di ricerca che YouTube, la famosa piattaforma di video caricati dagli utenti, di proprietà ovviamente di Alphabet.

Si tratta di un tema molto sentito ultimamente, su cui Facebook e Twitter si posizionano su due posizioni molto differenti. Recentemente Jack Dorsey, il CEO di Twitter, ha comunicato il blocco totale delle inserzioni pubblicitarie a sfondo politico, dato che la disinformazione passa anche da queste, che può orientare il voto sulla base di menzogne. Mark Zuckerberg la pensa diversamente e lo ha ribadito anche davanti ai membri del Congresso americano: Facebook permette annunci politici e non farà fact-checking su questi.

Insomma permetterà ai politici di pagare per mentire, dato che secondo Zuckerberg devono essere gli elettori a farsi un’idea di ciò che dicono i politici e il controllo non spetta a una società privata. Intanto Hillary Clinton si è schierata con Twitter e pensa che Facebook debba fare la stessa cosa, ha infatti dichiarato:

Twitter ha fatto bene. Facebook dovrebbe fare la stessa cosa. Durante la campagna del 2016 sui social c’erano pubblicità da più fonti e poi hanno rivelato che le pubblicità pagate in rubli erano parte di quelle.

Ota spetterà a Google decidere se e come cambiare le sue regole, a breve arriveranno informazioni in merito.

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