Google ci vuole puri

Non c’è pace nella blogosfera. Ora che si erano acquietate le discussioni su classifiche e correlate problematiche, a movimentare la situazione ci si è messo di mezzo niente di meno che la grande G di Google.

Nell’ultima settimana è stata completata la periodica messa a punto degli indicatori di Google, la tanto temuta Google dance il cui effetto più visibile è l’aggiornamento del cosiddetto pagerank, il mitico numero che indica la maggiore o minore attendibilità di un sito o blog.

Gli esiti della “pulizia di autunno” hanno avuto effetti pesanti per molti blogger piuttosto visibili con discese del pagerank fino a 2 o tre unità. Qualche esempio: Pandemia -2 (da 6 a 4); Sw4n -3 (da 6 a 3); Robin Good nella reincarnazione MasterNewmedia -3 (da 7 a 4), Napolux – 2 (da 5 a 3) solo per parlare di blog italiani . Negli Usa grandi siti hanno subito analogo destino.

Qualcuno l’ha presa bene mettendola sul ridere, qualcuno ci sta ragionando su, qualcuno è decisamente incazzato.

Ma quale è la causa di questa purga googliana? E’ chiaro che non ci sono per ora comunicati stampa sul tema da Mountain View, ma riusando Google nella sua originale funzione di “cercatore di informazioni” pare che i blog che hanno perso punti in maniera decisa hanno utilizzato servizi come Text Link Ads o assimilati per vendere link dal loro sito o blog. Altre ipotesi depongono su una sanzione contro i blog che fanno parte di network che tendono a linkarsi tra di loro. Ma in effetti la comunicazione latita per il grande pubblico e gli addetti ai lavori.

Secondo Google in questo modo avrebbero artificiosamente modificato l’affidabilità delle ricerche da parte degli utenti. Ma seguendo l’adagio andreottiano che pensando male si pecca ma si rischia di attaccarci molti sostengono che la campagna d’autunno di Google voglia servire a ridimensionare concorrenti del suo adsense e tagliare i metodi di redditività di chi utilizza link a pagamento, molto meno vendibili con pagerank bassi.

Le voci in rete in questo momento stanno riportando tutto e il contrario di tutto. Da un lato si parla di una abolizione vera e propria del magico indice, altri parlano invece della nascita di un vero TrustRank contro lo spam nei link, altri pensano si tratti di una forte modifica degli algoritmi di Google e che ci saranno nuovi terremoti a seguire. Il mistero si fa fitto fitto sl declassamento di Youtube da 8 a 3.

Forse che Google vuole siti più puri e quindi che non abbiano pubblicità (almeno che no utilizzino servizi diversi dai suoi). Certo che usare la pubblicità che sostanzialmente sono link pagati è il modello di business più vecchio e classico della rete.

Al di là dell’ironia o delle analisi più fosche la situazione che si sta creando intorno all?azienda della grande G comincia a diventare complessa per le implicazioni economiche, etiche, di privacy e di molto altro che la sua azione porta sul mondo internet.

Occorre forse aprire davvero un dibattito sul tema, prima che la pervasività di Google non ecceda oppure qualche entità sovranazionale non inizi ad analizzare la situazione per capire che succede.

Per referenze su situazioni analoghe chiedere a Bill (Gates).

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