Google, FIDO Alliance e le password del futuro

Anche Google entra ufficialmente a far parte di FIDO Alliance, gruppo impegnato nella ricerca di nuovi metodi per l'autenticazione degli utenti sul Web.
Anche Google entra ufficialmente a far parte di FIDO Alliance, gruppo impegnato nella ricerca di nuovi metodi per l'autenticazione degli utenti sul Web.

Con la pubblicazione di un comunicato ufficiale, FIDO Alliance conferma l’adesione al progetto da parte di Google. Il gruppo, attivo dal luglio 2012, può già contare sull’appoggio di realtà del calibro di Lenovo, NXP Semiconductors, Nok Nok Labs, PayPal, CrucialTec e Validity, tutti uniti da un unico obiettivo comune: sviluppare un nuovo standard per l’autenticazione degli utenti a siti e servizi Web, più efficace e affidabile rispetto alle attuali password.

Alcune aziende hanno già provveduto negli ultimi anni ad aumentare il livello di sicurezza offerto dalle proprie piattaforme in fase di login. Tra queste anche bigG, che ha introdotto la verifica in due passaggi per evitare accessi non autorizzati agli account. Il motore di ricerca sta inoltre già da tempo sperimentando soluzioni alternative, che prevedono ad esempio l’impiego di un piccolo dispositivo USB da inserire nel computer o addirittura di un anello. Unire le proprie forze a quelle di FIDO Alliance potrebbe dunque portare a definire un nuovo metodo universale per l’autenticazione più rapidamente.

Entrare a far parte di quest gruppo è un buon modo di incrementare l’interesse dell’industria verso uno standard aperto per la creazione di sistemi migliori dedicati all’autenticazione.

Così Sam Srinivas, a capo del reparto di Google che si occupa proprio di sicurezza, ha commentato la decisione odierna. Di certo il Web, così come l’intero ecosistema di servizi che gravita intorno alla grande Rete, necessita di nuovi e più affidabili sistemi legati al login. Oggi, a differenza di qualche anno fa, l’accesso avviene tramite numerosi dispositivi differenti: dai PC agli smartphone, dai tablet ai laptop. Questo senza contare che ormai con un solo account è possibile gestire molteplici piattaforme, proprio come avviene nel caso di Google: mettere le proprie credenziali nelle mani sbagliate può avere conseguenze disastrose per gli utenti. La necessità di una “password 2.0” è reale e sentita, e una collaborazione tra i big del settore tecnologico per rispondere alla domanda non può che rappresentare un segnale positivo.

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