Google modifica le sue regole sulla privacy

Sulla graticola non c’è solo Facebook. Da qualche tempo anche Google sta ricevendo dalle associazioni di consumatori, soprattutto negli Stati Uniti, delle richieste di maggiore attenzione per la privacy e la protezione dei dati sensibili. E Mountain View ha deciso di rispondere.

Lo ha fatto in un comunicato sul blog ufficiale, indicando data (il 3 ottobre) e obiettivi: rendere più chiare le regole.

D’altronde, dopo il caso Street View in Germania, la sentenza del tribunale di Milano, e anche alcune recenti dichiarazioni di Eric Schmidt sulla privacy sul Web singolarmente simili a quelle mai perdonate al fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, qualcosa bisognava pur fare.

La politica di Google è sempre ben riassunta nella pagina Privacy tool che suddivide non per argomenti ma per servizi e strumenti a disposizione degli utenti.

Una FAQ è stata tradotta in italiano in attesa che tutte le regole siano applicate e spiegate anche qui in Italia.

La revisione della politica di privacy ha portato alla rimozione di dodici norme ridondanti: Galleria di immagini 3D, App Engine, Calendar, Documenti, Estensioni Firefox, G1, GMail, Feeback, iGoogle, Maps, Talk e Google Task. In compenso, è stato chiarito il grado di integrazione di GMail, Calendar, Talk e Documenti.

Basterà a tranquillizzare gli animi delle associazioni che qualche tempo fa hanno ironizzato contro il CEO di Google con un video, riproposto alla fine del post, che lo dipinge come un venditore di gelati impegnato a carpire i gusti dei bambini?

Resta in piedi la questione fondamentale: Google tratta la raccolta dati degli utenti come parte di una piattaforma integrata. In precedenza, gli utenti potevano concedere selettivamente le informazioni a Google per l’utilizzo di un particolare servizio.

Con il concetto di integrazione le implicazioni sono serie, e coloro che hanno già fornito informazioni personali a Google non sapranno che farsene delle nuove regole.

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