Google si ferma: un'ora di panico

Google ha vissuto un'ora problematica nella serata di ieri quando a causa di un malfunzionamento il traffico del gruppo è stato erroneamente dirottato verso l'Asia prima di tornare alla casa madre. Servizi rallentati, in certi casi fermi del tutto
Google ha vissuto un'ora problematica nella serata di ieri quando a causa di un malfunzionamento il traffico del gruppo è stato erroneamente dirottato verso l'Asia prima di tornare alla casa madre. Servizi rallentati, in certi casi fermi del tutto

La sequenza è stata la solita: il problema, il panico, le ipotesi, la soluzione. Quindi le spiegazioni. Così è stato in passato e così si è ripetuto nella giornata di ieri quando Google ha registrato una nuova sospensione del servizio che ha mandato in tilt parte dell’utenza registrando ridondante eco su social network vari. Nel giro di poche ore, però, tutto è tornato nell’alveo della normalità con tanto di spiegazioni stemperate di umorismo.

Il problema: Google si è fermato. Email, ricerche ed altri servizi hanno vissuto un improvviso rallentamento che è conseguito nel blocco delle attività. Il tutto è perdurato per un’ora circa, lasso di tempo nel quale l’utenza si è trovata nell’impossibilità di accedere ai servizi soliti ed ha pertanto riversato la propria frustrazione su Twitter & c (#googlefail). L’ora accertata da McAfee per il blocco è quella che va dalle 8:13 a.m. PDT alle 9:14 a.m. PDT, ovvero tra le 17.43 e le 18.14 ora italiana. Nel nostro paese sono stati registrati sporadici rallentamenti, ma il grosso delle conseguenze è stato pagato dall’utenza statunitense.

Curiosamente il problema è stato certificato dalla Google Apps Status Dashboard, la bacheca che ha il compito di notificare gli eventuali problemi relativi ai servizi di Mountain View. Ironia della sorte: anche la App Status Dashboard è stata bloccata nei minuti dell’interruzione, il che ha lasciato nel panico quanti stavano tentando di informarsi sull’entità del problema e non potevano invece nemmeno accedere all’unico riferimento fornito da Google per ottenere informazioni sui fatti.

Quando il tutto è stato ripristinato, sono iniziate le speculazioni: la più diffusa sembrava accreditare il problema non tanto a Google, quanto alle reti Verizon ed AT&T. Infine ecco le spiegazioni ufficiali con il tradizionale post che chiude la parentesi: «immagina di dover viaggiare da New York a San Francisco, ma il tuo aereo è dirottato verso un aeroporto in Asia. Ed una serie di altri aerei viene mandato nella stessa direzione». Metafora chiara: il traffico è stato direzionato in modo errato ed i tempi di percorrenza sulla rete sono stati così alti e disordinati. «Un errore in uno dei nostri sistemi ha causato l’invio di parte del traffico verso l’Asia […]. Come risultato, circa il 14% dei nostri utenti ha sperimentato rallentamenti nel servizio o addirittura interruzioni. Stiamo lavorando duro per rendere i nostri servizi ultraveloci e “always on”, perciò siamo particolarmente imbarazzati quando succedono certe cose».

Ad ogni sospensione del servizio un mantra torna a circolare: la dipendenza da Google si fa evidente ogni qualvolta non si possa accedere a servizi gratuiti dati ormai per scontati ed onnipresenti. Questo è l’obiettivo del gruppo di Mountain View, ma in talune condizioni l’errore è dietro l’angolo e l’interruzione diviene ad un certo punto un effetto collaterale inevitabile. Secondo McAfee il problema è stato causato da un intervento errato nel tentativo di completare l’implementazione dell’IPv6. Google non ha confermato, ed ha invece limitato le spiegazioni alle conseguenze sugli utenti ed all’impegno al fine di ripristinare quanto prima la situazione.

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